Corpi di reato. Quattro storie degli anni di piombo by Pino Adriano Giorgio Cingolani

Corpi di reato. Quattro storie degli anni di piombo by Pino Adriano Giorgio Cingolani

autore:Pino Adriano, Giorgio Cingolani [Pino Adriano, Giorgio Cingolani]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B00FCCG992
pubblicato: 2015-04-07T22:00:00+00:00


I fatti s’incaponiscono, non s’arrendono mai

si battono come belve. Morti, risuscitano.

E un cadavere è un fatto

Gesualdo Bufalino

Roberto

1

Rovigo, quartiere residenziale della Commenda, la sera di martedì 9 ottobre 1979. Mancano pochi minuti alle nove quando l’auto di Giampaolo, che sta accompagnando a casa la fidanzata, entra in via Leonardo da Vinci. È ora di cena e la strada è deserta. La luce fioca di tre lampioni lascia intravedere sulla destra una fila di case popolari dalle facciate grigio azzurre e a sinistra, oltre il marciapiede alberato, il cantiere di un complesso edilizio in costruzione. Ci sono auto in sosta davanti alla palazzina dove abita Elisa ma è rimasto uno spazio libero proprio di fronte al portoncino. Quando i fari illuminano il marciapiede Giampaolo è costretto a frenare bruscamente. Elisa si porta una mano alla bocca per non gridare. Disteso a terra, lì davanti a loro, c’è il corpo inerte di un ragazzo. Secondo Elisa, è uno studente che abita al primo piano. La ragazza ha paura e non vuole scendere dall’auto. Giampaolo va a posteggiare un po’ più avanti e torna di corsa per avvertire la madre di Elisa.

Il dito che preme il pulsante e il ronzìo del campanello che si sente anche dalla strada, perché l’appartamento è al piano terra, sono l’inizio di una catena di gesti e di azioni che i verbali della Polizia ricostruiranno meticolosamente[118].

Il corpo è steso bocconi davanti al portoncino, le gambe sul marciapiede, la testa sull’asfalto. La scarpa destra si è sfilata dal piede. Accanto alla testa c’è una chiazza di sangue. Il ragazzo respira ancora, ma a sussulti, in maniera discontinua.

Sara, la madre di Elisa, lo riconosce immediatamente anche perché lo ha visto due volte nel pomeriggio uscire e entrare con quel golf verde addosso. E suona un altro campanello. Passano pochi istanti e un uomo si affaccia al balcone del primo piano. Gli basta uno sguardo per capire e un attimo dopo è già per le scale. Scende di corsa gridando il nome del figlio, Roberto. La gente comincia ad affacciarsi alle finestre e a raccogliersi in strada. Il padre si è inginocchiato accanto al figlio e fa quello che non si dovrebbe mai fare, anche se quello che fa è dettato dall’amore. Solleva il corpo di Roberto e lo adagia sulla schiena per farlo respirare meglio, si fa dare un cuscino per tenergli su la testa ferita, gli avvolge un plaid intorno al corpo per proteggerlo dal freddo. Ma il ragazzo non riprende coscienza, sembra che non respiri più.

Arriva una volante della Questura seguita dall’ambulanza. L’autista e l’infermiere della Croce Rossa, che non sanno dire se il giovane sia ancora in vita, lo sistemano sull’ambulanza e corrono al Pronto Soccorso, seguiti dai genitori e dal fratello di Roberto. La gente comincia a rientrare in casa, cedendo la strada alla nebbia dell’Adige.

Mezz’ora più tardi, quando Francesca arriva in via Leonardo, vede solo un’auto della polizia ferma con i fari accesi. Avevano passato il pomeriggio insieme, Francesca e Roberto, si erano lasciati prima di cena e dovevano ritrovarsi verso le nove a casa di lei.



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