Da qualche parte nel profondo. Lettere 1897-1926 (Corriere della Sera) by Rainer Maria Rilke & Lou Andreas-Salomé

Da qualche parte nel profondo. Lettere 1897-1926 (Corriere della Sera) by Rainer Maria Rilke & Lou Andreas-Salomé

autore:Rainer Maria Rilke & Lou Andreas-Salomé [Rilke, Rainer Maria & Andreas-Salomé, Lou]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corriere della Sera
pubblicato: 2014-07-07T22:00:00+00:00


Lou a Rilke

Vienna, 30 dicembre 1912

Caro Rainer,

chissà cosa avrai pensato quando, dopo aver incaricato Babbo Natale di recapitare la tua lettera, non si è fatto vivo neppure un messo di Capodanno a consegnarti la risposta. Ma non è dipeso da me: la lettera è rimasta a Göttingen e io l’ho ricevuta solo oggi. E con immensa gioia! Perché, anche se tu sottoponi a un duro giudizio l’anno che hai appena trascorso, tuttavia l’essenziale non gli è mancato; proprio oggi ascoltavo Kassner che ne parlava da Beer-Hofmann.44 Si riferiva alle due elegie. Se ha una così alta considerazione della tua persona e del tuo lavoro, ci sarà pure una ragione, non credi? Quanto a lui devo dire di non averlo ancora conosciuto bene – sarà stato stanco o non so, ma comunque tutti sono stati dell’opinione che non fosse per niente kassneriano. Siamo spesso ospiti di Beer-Hofmann – uso il plurale perché mi trovo qui in compagnia di una ragazza, una delle mie figlie elettive – e da lui abbiamo trascorso anche la vigilia di Natale. Per il resto sono molto presa dai lavori di Freud e da certe implicazioni umane che vi si ricollegano; sono qui da ottobre, immersa in questa occupazione, e penso di restare fino a marzo. Poi intendo ritornare a Göttingen, facendo prima qualche deviazione. Può darsi che l’estate ci faccia incontrare là in qualche modo. Per allora i tuoi progetti relativi alla lingua araba,* alla cittadina universitaria, allo stile di vita, a un eventuale periodo da trascorrere nelle foreste di Svezia, eccetera, si saranno meglio definiti o dissolti nell’aria. Non so se l’ipotesi di stare vicino a Ellen, ad Alvastra, possa dirsi fattibile per te; la casa non sarebbe vuota e la gestione domestica mi pare abbastanza difficoltosa, dubito che la situazione ti sarebbe pienamente tollerabile. Innanzitutto ti aspetta Parigi, che potrebbe agire su di te in modo completamente diverso rispetto all’altra volta, quando imparasti a resisterle e a disporne. Pensaci: a Parigi imparasti a contemplare le cose con una capacità di penetrazione e di distacco tali, che ne nacquero le due raccolte delle Nuove Poesie; fu decisiva in questo senso anche la frequentazione di Rodin e ora, per ragioni opposte, tu soffri ancora dei postumi di questo sviluppo che ti era certamente necessario e allora scrivi che ti sembra di «reagire con troppa forza alle impressioni», di restare «esposto troppo a lungo», di premertele «a forza contro il viso», – «au lieu de me pénétrer, les impressions me percent». Non credi che questa afflizione che ora stai provando possa essere quella successiva al raccolto, quella dell’autunno sui campi di stoppie, dell’apparenza desolante che c’era da aspettarsi? Tento di farmene un’idea: di più non posso, devo aspettare che tu ti senta di parlarmene ancora, di tanto in tanto, come facesti allora. Dipenderà da te, da ciò che vuoi tu: però ti tendo le mani e non solo nel gesto dell’antico buon saluto, ma con i palmi rivolti verso l’alto, nel caso che tu voglia darmi qualcosa per il 1913.



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