Dallo Scudetto Ad Auschwitz. Vita E Morte Di Arpad Weisz, Allenatore Ebreo by Matteo Marani

Dallo Scudetto Ad Auschwitz. Vita E Morte Di Arpad Weisz, Allenatore Ebreo by Matteo Marani

autore:Matteo Marani [Marani, Matteo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Europe, Holocaust, Sports & Recreation, General, Historical, Biography & Autobiography, Soccer, History
ISBN: 9788874248629
Google: NodqpwAACAAJ
editore: Aliberti
pubblicato: 2014-12-20T23:00:00+00:00


Il documento relativo a quella mattina estiva, specifica pure che «la casa è stata sigillata su ordine della polizia tedesca. Gli abitanti sono stati portati via. La polizia di Dordrecht deve sorvegliare la casa». D’altro canto, gli agenti olandesi saranno impiegati nelle operazioni di rastrellamento almeno sino a ottobre. C’è pure una menzione del fatto che si tratti di ebrei. Tradotto: di condannati a morte.

Quello che non viene specificato è la fine che faranno i mobili e i beni dei Weisz: confiscati e inviati in Germania a disposizione dei sinistrati del Reich. Se dovesse esserci qualcosa di prezioso, verrebbe consegnato a Gòring in persona. In caso di un’opera d’arte, a Himmler. Le collezioni di francobolli alle Poste tedesche. Come sostengono storici quali Hilberg, il saccheggio, che varrà quattrocento milioni di fiorini nella sola Olanda, fu condotto con la stessa precisione dello sterminio dei proprietari.

Sono secondi interminabili: i tedeschi hanno appena picchiato con gli stivali sulle scale e si sono visti aprire la porta dall’ombra di Arpad Weisz. Adesso è prigioniero. Lui e la sua famiglia devono preoccuparsi di cosa mettere nelle valigie, scegliere gli ultimi oggetti da portarsi dietro. Devono scendere le scale e seguire quegli uomini armati. E il terzo trasloco in pochi anni, ma non andranno ad abitare una nuova casa. I Weisz sono finiti nella soluzione finale.

Senza che se ne fossero accorti, l’ultima parabola era stata tracciata da tempo, segnatamente il 20 gennaio 1942, in una riunione organizzata nella lontana Berlino da Reinhard Heydrich e da altri capi nazisti. Con una circolare riprodotta in trenta copie, e distribuita tra i ministeri e i principali uffici delle SS, si era stabilito un genocidio sistematico da Est a Ovest. Tre mesi prima, Himmler aveva svelato al primo ministro slovacco che Hitler avrebbe scelto la Polonia per l’annientamento degli ebrei.

Tutto previsto, preparato e messo a punto dall’organizzazione tedesca sin dal primo incontro del 1941, in quello che passerà alla storia come la Conferenza del Wannsee. Dopo l’incontro voluto da Heydrich, quella profezia si è avverata e il metodo è stato nuovamente burocratico, disciplinare. L’ufficio preposto al genocidio è il IV-B-4, diretto dal famigerato Eichmann. Con l’ausilio della Rsha che si occupa dei treni destinati alle vittime, il 22 giugno, un mese e mezzo prima dell’arresto dei Weisz, ha informato l’esperto delle questioni ebraiche del ministero degli esteri olandese, Rademacher, degli accordi raggiunti con le ferrovie per deportare ad Auschwitz centomila ebrei da Francia, Belgio e Olanda. Quarantamila da quest’ultima.

E così, il 26 giugno, quattro giorni dopo le parole del macellaio Eichmann, sono partiti i primi due treni con quattromila ebrei a bordo, guardati allontanarsi sui binari dal ministro Rademacher con macabra soddisfazione. Ai passeggeri è stato richiesto il biglietto. Anche per morire bisogna pagare. Il 14 luglio, altri settecento ebrei sono stati sequestrati ad Amsterdam.

I divieti si sono fatti assillanti: è stato vietato il matrimonio misto, gli ebrei hanno dovuto restituire la patente e il permesso di condurre qualunque mezzo, è stata impedita la macellazione con il rituale ebraico. Nelle



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