Disobbedienza civile (Italian Edition) by Hannah Arendt & Valentina Abaterusso

Disobbedienza civile (Italian Edition) by Hannah Arendt & Valentina Abaterusso

autore:Hannah Arendt & Valentina Abaterusso [Arendt, Hannah & Abaterusso, Valentina]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B06XRZ4J23
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2017-04-06T00:00:00+00:00


Tre

In questo scenario di cambiamento è facile presagire che la «disobbedienza ricoprirà un’importanza sempre maggiore […] nelle moderne democrazie. 1 Se, come molti ritengono, è una pratica destinata a perdurare, la questione della sua compatibilità con la legge è di primaria importanza perché questo decreterà se le istituzioni di libertà siano abbastanza flessibili da cogliere la sfida del cambiamento senza che intervengano una guerra civile o una rivoluzione.

Nella letteratura sull’argomento si tende ad affrontare la questione della disobbedienza civile nell’ottica ristretta del Primo emendamento, pur ammettendo che questo andrebbe «allargato» e auspicando «che in futuro le decisioni della Corte suprema stabiliranno per esso nuovi ambiti di applicazione». 2 Il fatto è che il Primo emendamento tutela in modo inequivocabile solo «la libertà di parola e di stampa», mentre lascia alla libera interpretazione e al dibattito stabilire fino a che punto «il diritto di riunirsi pacificamente e appellarsi al governo per ottenere giustizia» rientri nella libertà d’azione. Finora la Corte suprema ha sancito che «per il Primo emendamento la libertà d’azione è meno ampia di quella di parola» e che «diversamente dalle parole, le azioni fanno [di fatto]» parte della disobbedienza civile. 3

Tuttavia ciò che interessa maggiormente qui non è stabilire se, e fino a che punto, la disobbedienza civile possa essere giustificata dal Primo emendamento, quanto capire con quale concezione di diritto possa essere compatibile. Come cercherò di dimostrare, benché la disobbedienza civile sia ormai un fenomeno mondiale, e ancorché negli Stati Uniti sia diventata solo di recente oggetto di studio della filosofia del diritto e della scienza politica, essa resta nell’origine e nella sostanza un fenomeno prettamente americano; è un concetto estraneo a qualsiasi altra lingua e società, cui solo il governo degli Stati Uniti è in grado di far fronte, in conformità, forse, non al suo ordinamento giuridico quanto allo «spirito» delle sue leggi.

Gli Stati Uniti sono figli della Rivoluzione americana, che introdusse una nuova e mai pienamente compiuta concezione di diritto, frutto non di teorie bensì della straordinaria esperienza dei primi coloni. Trovare una collocazione costituzionale alla disobbedienza civile sarebbe un passo avanti di estrema rilevanza, pari forse solo a ciò che rappresentò due secoli fa la constitutio libertatis.

Tradizionalmente l’obbligo morale del rispetto delle leggi si fonda sull’assunto che ogni cittadino le condivida, qualora non abbia addirittura contribuito a scriverle; che obbedendo alle leggi egli non si sottometta a un volere esterno, ma obbedisca a se stesso. Ne deriva che ogni individuo è al tempo stesso padrone e schiavo di sé e che il conflitto primigenio tra il cittadino interessato al bene pubblico e l’individuo volto al perseguimento della felicità personale è tutto interiore. È questa l’essenza della soluzione che Rousseau e Kant trovano al problema dell’obbligo e che, a mio avviso, ha il difetto di ricondurre di nuovo tutto alla coscienza, alla relazione tra me e me stesso. 4

Per la scienza politica moderna il problema deriva dall’origine fittizia del consenso: «Sono in molti […] a pensare che dietro l’obbligo morale di obbedire al volere della maggioranza



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