Educazione indiana by Ram Pace

Educazione indiana by Ram Pace

autore:Ram Pace [Pace, Ram]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2023-04-04T00:00:00+00:00


Afta epizootica

Sazia e disperata, con o senza tv, piatta, monotona, moderna, attrezzata, benservita, consumata, afta epizootica, nebbia, calce, copertoni bruciati, cataste di maiali sacrificati.

Agli dèi delle zone infette, agli dèi delle zone controllate, agli dèi delle zone protette, agli dèi delle zone denuclearizzate, parlava bene il presidente, dell’uno che diventa due, ma non per questo il 51 si trasforma in 52. E allora?

«E allora?» fece eco Marco fermando di colpo la musica dei CCCP che risuonava potente e sgraziata, obliqua come un oracolo, dalle casse del Bar…collo.

«Allora che?» ripeté Juri.

Marco riprese a parlare muovendo i suoi occhi rotondi e inquieti: «La prima parte è chiara, Giovanni Lindo si riferisce all’Emilia: piatta, monotona, moderna, attrezzata… ma è sull’ultima parte che mi volevo soffermare».

Era un giorno di aprile del ’94, io avevo appena compiuto sedici anni e assiepati intorno a un tavolino del salone grande del Break studiavamo i testi dei CCCP.

«Parlava bene il presidente, dell’uno che diventa due, ma non per questo il 51 si trasforma in 52… Il presidente a cui si riferisce Giovanni Lindo è Mao, e l’uno che diventa due è il principio di sdoppiamento dell’uno: non è una cosa banale, è importante! Mao sosteneva che l’universo è dinamico e tutto ciò che esiste si divide in coppie, il singolo procede inevitabilmente nel duplice… è la legge primaria della dialettica, è l’uno che diventa due. Il Marxismo sovverte il principio di non contraddizione e ribalta la concezione dualistica del mondo, tesi e antitesi coesistono conflittualmente procedendo verso una nuova sintesi, ma sono due facce della stessa medaglia…»

Incredibilmente nella spiegazione di Marco trovavo dei punti di contatto con lo Shivaismo! Shiva è bene e male oltre la dualità, uno e molteplice…

«E ancora, non per questo il 51 si trasforma in 52, ovvero la società capitalista porta in sé germi della rivoluzione ma la rivoluzione non è scontata! Andiamo avanti.»

La voce di Giovanni Lindo riprese a cantare ironica e disperata:

Bi, tri, quatri, penta, sex, tutti, e tutti sono onesti, e tutti sono pari, e tutti hanno le palle democratico popolari, e tutti sono onesti e tutti sono pari…

Improvvisamente fece irruzione Lorenzo urlando più forte dei CCCP: «I fasci! I fasci!».

Fabio e Lorenzo in un battito di ciglia accatastarono divani, sedie e scrivanie contro la porta all’ingresso, e appena in tempo, perché dopo pochi secondi dall’altro lato della porta una gragnola di calci e bastoni e bombe carta si riversò sul centro sociale.

«Zecche de merda! Uscite fori! A merde!»

Urla, esplosioni, cori e ancora urla. Io ero immobile, pietrificato.

Fabio urlò a squarciagola: «Sul tetto! Annamo sul tetto!». Davide gli fece eco: «Daje rega’ veloci!».

Fabio aprì la porta sul retro, quella che dava sul campo di calcetto, e tempo una frazione di secondo ci arrampicammo sul tetto terrazzato del centro sociale.

Eravamo una quindicina di persone e sotto di noi c’erano un centinaio di teste rasate, nere, squadrate, con le braccia tese che urlavano: «Duce! Duce!».

Una pioggia di pietre ci esplose intorno mentre raccoglievamo i sassi che ricoprivano la terrazza del Break per rispondere al “fuoco” nemico.



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