Fuori i Rossi da Hollywood! by Sciltian Gastaldi

Fuori i Rossi da Hollywood! by Sciltian Gastaldi

autore:Sciltian Gastaldi [Gastaldi, Sciltian]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Lindau
pubblicato: 2013-06-02T22:00:00+00:00


4.12. La differenza tra le udienze del ’47 e quelle del ’51-’53

La prima cosa che risalta nel paragonare i verbali delle udienze del 1951-’53 a quelli del 1947 è il gran numero di testimoni amichevoli alla Com­missione, spesso presentatisi volontariamente. La presenza di questi artisti collaborazionisti non deve però far pensare a una radicale diffusione nel mondo dello spettacolo degli ideali d’anticomunismo cari al nuovo presidente dell’Hcua, Wood. Gli eventi di politica estera che si succedevano contribuivano tuttavia in tutta America a diffondere un senso d’insicurezza e di timore verso il comunismo e chiunque fosse accostabile alla sinistra. La vera motivazione che spinse molti nomi famosi a piegarsi alla logica della Commissione, a non ripararsi dietro i propri diritti costituzionali e spesso a trasformarsi in delatore dei propri amici, fu meramente economica. Non è un caso che nel lungo elenco dei nuovi testimoni amichevoli si possano trovare nomi del calibro di Kazan, Odets, Ferrer, Robinson, Schulberg, Burrows ecc. , tutti molto noti al pubblico americano perché sulla cresta dell’onda. Furono questi personaggi, ricchi e famosi, a temere più di ogni altra cosa il potere della Commissione di compromettere per sempre il loro futuro lavorativo a Hollywood. Come disse Orson Welles: «I testimoni amichevoli parlano per difendere le loro piscine», e il concetto non era troppo fazioso: si trattava di gente abituata a vivere da anni con un alto tenore di vita, tra ville costose, belle macchine, vestiti firmati e viaggi, tutto originato dalla propria fama di attore, di attrice o di stella dell’industria cinematografica.

Aspettarsi un comportamento politicamente coraggioso e civilmente onesto da chi aveva la preoccupazione di difendere i propri privilegi materiali sopra ogni altra cosa, era un’ingenuità. Dopo i primi interrogatori completi, che dettero l’esempio di come si poteva superare la Commissione continuando a lavorare e a far soldi nel proprio ambiente, al prezzo di una caduta di stile sul piano umano e civile, quasi nessun grande nome del cinema volle ergersi a martire. La stessa Lillian Hellman, che fra tutti gli artisti famosi fu quella che ebbe la determinazione di porre dei precisi paletti all’autorità della Commissione, d’altro canto dovette riconoscere quell’autorità e con essa la legittimità del suo operato, rispondendo alle domande che la riguardavano in prima persona, anche quando toccavano le idee più personali. Tuttavia, resta l’esempio più brillante di come una persona di cultura e di idee liberali potesse mostrarsi contraria all’indagine, riuscendo a non diventare complice della Commissione e dei suoi metodi pur sacrificando il proprio diritto a non rispondere.

Al contrario, tra quei 48 nuovi testimoni ostili, incontriamo solo nomi di personaggi di secondo e terzo piano, sconosciuti al grande pubblico, che di conseguenza dovevano rischiare meno dei loro colleghi più fortunati sia in termini materiali che di notorietà.

Durante le udienze del presidente Wood, la Commissione avrebbe potuto indagare sulla storia degli intellettuali liberali nel mondo dello spettacolo, ma non lo fece. Praticamente tutti gli artisti furono schedati per opinioni o posizioni politiche del passato, alle volte risalenti addirittura a vent’anni prima, ma senza inquadrare quelle idee nel contesto politico e culturale dell’epoca.



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