Teoria estetica (2013) by Theodor W. Adorno

Teoria estetica (2013) by Theodor W. Adorno

autore:Theodor W. Adorno
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: Einaudi
pubblicato: 2014-01-02T05:00:00+00:00


Sulla teoria dell’opera d’arte.

Processualità dell’esperienza estetica; carattere di processo delle opere. Il fatto che l’esperienza delle opere d’arte sia adeguata solo in quanto vivente, la dice lunga sulla relazione tra osservante e osservato e sulla kathexis psicologica come condizione della percezione estetica. Vivente è l’esperienza estetica che procede dall’oggetto nell’attimo in cui le opere d’arte, sotto il suo sguardo, diventano esse stesse viventi. È quanto ha insegnato in chiave simbolista George nella poesia Il tappeto81, un’art poétique che dà il titolo a un volume. Con un’immersione nell’osservazione viene liberato l’immanente carattere di processo della creazione. Parlando, quest’ultima diventa qualcosa di in sé mosso. Qualunque cosa sia ciò che nell’artefatto può esser detta l’unità del suo senso, essa non è statica ma processuale, è un dar corso agli antagonismi che qualsiasi opera d’arte ha necessariamente in sé. Perciò l’analisi raggiunge l’opera d’arte solo quando capisce processualmente la relazione reciproca dei suoi momenti, senza ridurli per scomposizione a presunti elementi originari. Il fatto che le opere d’arte non siano un essere ma un divenire, lo si può cogliere tecnologicamente. La loro continuità è richiesta teleologicamente dai singoli momenti. Essi ne hanno bisogno e ne sono passibili a causa della propria incompletezza, spesso della propria irrilevanza. Per il loro proprio modo di essere costituite, le opere d’arte riescono a trasformarsi nel proprio altro, vi si protraggono, vogliono perirvi, determinando con la propria fine ciò che viene dopo di esse. Tale dinamica immanente è, per cosí dire, un elemento di ordine superiore di quel che sono le opere d’arte. Piú che altrove, è qui che l’esperienza estetica assomiglia a quella sessuale, proprio al suo culmine. Il modo in cui in questo l’immagine amata cambia, il modo in cui qui l’irrigidimento si unisce a ciò che è massimamente vitale, è per dir cosí l’archetipo in carne e ossa dell’esperienza estetica. Immanentemente dinamiche non lo sono però solo le singole opere; tale è anche il loro rapporto reciproco. Quello dell’arte è storico solo perché passa dalle singole opere in sé poste in stato di quiete, non per la loro relazione esteriore, o addirittura per l’influsso che dovrebbero esercitare le une sulle altre. Perciò l’arte va ben oltre la definizione verbale. Ciò mediante cui essa si costituisce come essere è a sua volta dinamico in quanto comportamento, un comportamento nei confronti dell’obiettività che si ritrae da essa cosí come prende posizione nei suoi confronti, e in quest’ultima la fissa in forma mutata. Le opere d’arte sintetizzano momenti incompatibili, non identici, in attrito l’uno con l’altro; esse davvero cercano processualmente l’identità dell’identico e del non-identico, poiché anche la loro unità è momento e non la formula magica per l’intero. Il carattere di processo delle opere d’arte si costituisce perché come artefatti, come qualcosa di fatto dagli uomini, esse si collocano fin dall’inizio nel “regno autoctono dello spirito”, ma per diventare in qualche modo identiche a se stesse hanno bisogno del proprio non-identico, dell’eterogeneo, del non già formato. La resistenza nei loro confronti da parte dell’alterità, da cui comunque



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