Eichmann by Giulia Baj & Tullio Scovazzi

autore:Giulia Baj & Tullio Scovazzi [Baj, Giulia & Scovazzi, Tullio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2021-04-04T16:00:00+00:00

Questi sono passi della testimonianza di Zivia Lubetkin Zuckerman, una dei protagonisti della rivolta del ghetto di Varsavia (19 aprile-16 maggio 1943):

La sensazione, mia e di altre persone nel ghetto, era che ci trovavamo in un posto praticamente oltre ogni legge, e che ogni tedesco poteva fare di noi ciò che voleva. Molti decreti furono emanati in breve tempo, le imprese furono sottratte agli ebrei, le case furono portate via agli ebrei, era loro vietato guidare tram elettrici, non potevano viaggiare sui treni, non potevano dedicarsi al commercio. Una persona usciva di casa la mattina non sapendo quando vi avrebbe fatto ritorno, se vi avrebbe mai fatto ritorno. E in più, diversi gruppi di tedeschi potevano arrivare di giorno, in mattinata o verso sera, chiudere una strada, iniziando a urlare con una voce che sarebbe difficile da descrivere oggi, inumana, radunare persone sparando e, senza guardare all’età o al sesso, sequestrarle e portarle a lavorare. Alcuni, tornando, riferivano che non avevano svolto nessun vero lavoro; avevano semplicemente spostato pietre da un posto all’altro, scavato buche per riempirle di nuovo. Di nuovo, era chiaro che questi erano metodi di tortura, di terrore, per rendere le nostre vite senza alcun valore. Il Giorno dell’Espiazione del 1940 sentimmo alla radio che era stata dichiarata la costituzione di un “quartiere ebreo”. L’ordine diceva che, poiché le malattie si diffondevano tra gli ebrei, questi dovevano essere sistemati in una sezione della città, per la salute degli ariani. Da quel momento gli ebrei sarebbero stati concentrati in strade riservate, in quartieri speciali, dove avrebbero potuto vivere con maggiore tranquillità, godendo di autonomia culturale e sociale. Dopo pochi giorni, gli ebrei furono obbligati a lasciare le loro case, i loro luoghi di residenza, e a trasferirsi nel quartiere per loro designato. Prima di tutto, gli ebrei furono trasferiti in una zona che difficilmente sarebbe stata adeguata per centocinquantamila persone. Ne furono trasferite più di trecentomila. E dopo pochi giorni si potevano vedere nelle strade ebrei con le loro famiglie e i loro averi, che con un carretto abbandonavano le loro case e appartamenti, sforzandosi di portare con sé i beni che avevano accumulato nel corso degli anni. Si trasferivano nel quartiere, senza sapere dove trovare rifugio e cosa ne sarebbe stato di loro. Per alcuni giorni, notte e giorno, intere famiglie ebree stavano nelle strade senza un posto dove andare.

Dal nulla, senza preavviso, agli inizi di novembre se non mi sbaglio, gli ebrei si svegliarono un giorno, corsero al lavoro necessario per la propria sussistenza e scoprirono che il ghetto era stato chiuso, con cancelli e guardie tedesche e polacche agli ingressi. Avvenne all’improvviso. Se, fino a quel momento, i rifugiati arrivati da altri centri, dalla regione di Warthe, e quelli strappati alle loro case che non erano riusciti a prendere tutti i propri averi, avevano sofferto per la fame, ma avevano comunque la possibilità di andare nella zona ariana e lavorare e fare scambi là, ora ciò non era più possibile. In base a un ordine,

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