Europa i primi cento milioni di anni by Tim Flannery & Luigi Boitani

Europa i primi cento milioni di anni by Tim Flannery & Luigi Boitani

autore:Tim Flannery & Luigi Boitani [Flannery, Tim & Boitani, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-11-00161-4
editore: Garzanti
pubblicato: 2021-04-07T22:00:00+00:00


27. LA RIVOLUZIONE CULTURALE

Nel 1861 lo scrittore e artista francese Édouard Lartet pubblicò il disegno di un pezzo d’osso ritrovato nella caverna di Chaffaud, nella Sud della Francia, su cui era incisa l’immagine di due cerbiatti. Secondo Lartet, l’incisione, insieme ad altri artefatti, risaliva alla più remota antichità. All’inizio la sua ipotesi fu accolta con scetticismo, perché gli scienziati dell’epoca ritenevano impossibile che bruti «uomini delle caverne» fossero in grado di realizzare tali decorazioni artistiche. A mano a mano che nuovi pezzi venivano portati alla luce insieme ad altri strumenti di pietra, il suo argomento divenne inconfutabile. Nel 1868, fu la volta delle pitture rupestri della grotta di Altamira, in Spagna, e gli europei poterono meglio comprendere l’entità del tesoro che i loro progenitori avevano lasciato alle generazioni future. Più si scopriva dell’arte del paleolitico, più diveniva chiaro che i grandi artisti dell’età della pietra erano in grado di competere per acutezza di visione e capacità esecutiva con i migliori artisti viventi.

L’arte europea della prima era glaciale è forse la più sorprendente. Un esempio è il magnifico uomo-leone di Hohlenstein-Stadel, inciso nell’avorio di mammut circa 40.000 anni fa e scoperto nel 1939 in una profonda caverna del Giura svevo, in Germania. Il sito non presenta alcuna testimonianza di occupazione stabile – come per esempio resti di cibo o attrezzi – quindi era forse deputato solo ad attività rituali. Al momento del ritrovamento l’uomo leone era frammentato in oltre 250 pezzi ed ha richiesto un lungo restauro:1 alto trenta centimetri, ha un aspetto elegante e autorevole. Il Giura svevo ci ha consegnato anche la più antica incisione della storia che rappresenti un essere umano, la cosiddetta Venere di Hohle Fels, che risale a circa 35-40.000 anni fa. E qui è stato ritrovato anche il più antico strumento musicale, un flauto d’avorio, che si pensa possa risalire a circa 42.000 anni fa, anche se queste datazioni sono molto aleatorie: il flauto potrebbe essere più o meno contemporaneo ai ritrovamenti di Peştera cu Oase. Queste creazioni sono attribuite alla cultura gravettiana, espressione dell’ibrido uomo-neandertal.

Il Giura svevo si trova sul corridoio danubiano, percorso dal gruppo di ibridi che si svilupparono vicino alle Porte di Ferro, in Romania. Mi immagino questi pionieri, dotati di capacità che nessuno dei loro genitori aveva mai mostrato, spostarsi verso ovest e scacciare tutti i neandertal che incontravano sul loro cammino. Quando si stabilivano in un nuovo territorio, cercavano nuovi mezzi di espressione. La cultura neandertaliana aiutò gli ibridi a adattarsi alla vita nelle caverne: nel freddo clima europeo, offrivano un riparo durante i lunghi mesi invernali, in cui stipare carne congelata e altre derrate alimentari. Vivere nelle caverne creava nuovi imperativi e nuove opportunità di raccontare storie attraverso il disegno grafico.

La fioritura artistica del Giura svevo rappresenta un unicum nella storia evolutiva europea. I responsabili di questa fioritura artistica erano ibridi che, come i muli, possedevano ragione, memoria, affezione sociale e spirito creativo; trovo straordinario che il loro contributo all’avanzamento del genere umano sia consistito nelle prime incisioni artistiche



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