Frova Andrea - 2009 - Il cosmo e il buondio: dialogo su astronomia, evoluzione e mito by Frova Andrea

Frova Andrea - 2009 - Il cosmo e il buondio: dialogo su astronomia, evoluzione e mito by Frova Andrea

autore:Frova Andrea [Frova Andrea]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Science, General, Cosmology, History
ISBN: 9788817027434
Google: uSdyPgAACAAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2009-01-14T23:00:00+00:00


La formazione di un pianeta secondo Laplace: Nebulosa in rotazione;

distacco di un anello;

condensazione dei gas verso un nucleo;

formazione di uno sferoide compatto rotante sul proprio asse.

LAPLACE: Il mio modello, che può essere meglio compreso se cerco di tracciarne un disegno qui nell'aria, si ispira in certo senso a Saturno, il quale con i suoi anelli sembra presentare un tal genere di processo allo stadio iniziale.

Un altro elemento che porta acqua al mio mulino è l'esistenza degli asteroidi, ossia le migliaia di piccoli pianeti che girano intorno al Sole in una fascia compresa fra le orbite di Marte e Giove: potrebbero essere i frammenti di un anello che non ha fatto in tempo ad aggregarsi sino a formare un pianeta intermedio.120

ONNIPOTENTE: PUÒ il suo modello, signor marchese, spiegare la rotazione dei pianeti, e parimenti quella dei satelliti, attorno al loro asse?

LAPLACE: Certamente. Basta osservare che durante la condensazione dell'anello, la materia più interna e più vicina alla nebulosa generatrice viaggiava con minor velocità di quella più esterna, dato che entrambe avevano la medesima velocità angolare. Nell'aggregarsi a formare lo sferoide finale, tale differenza di velocità ha portato, rispetto al centro del pianeta, a un moto diretto all'indietro della faccia rivolta verso il Sole e a un moto diretto in avanti della faccia opposta, in pratica una rotazione attorno all'asse del pianeta con il medesimo senso di girazione del moto orbitale. Ciò appare evidente dalla mia illustrazione grafica.

ONNIPOTENTE: Molto soddisfacente. Ma vorremmo che ci precisasse, di grazia, in che cosa differisce il suo sistema da quello di Kant.

LAPLACE: La mia protonebulosa era calda e in rotazione, quella di Kant fredda e immobile. Poi la formazione dei pianeti: tutti insieme e quindi coevi secondo Kant, uno alla volta nel mio modello, quindi quelli esterni più vecchi di quelli interni.

MARELLI: Mi permetto un'obiezione. Se il marchese di Laplace avesse provato a valutare la velocità di rotazione del nucleo della nebulosa avrebbe trovato che era insufficiente a causare il distacco degli anelli. Inoltre non era difficile supporre che, anche volendo ammettere la possibilità di tale distacco, i gas costituenti, roventi com'erano, si sarebbero dispersi piuttosto che aggregarsi a formare dei pianeti. Non a caso agli inizi del Novecento la teoria di Laplace non godeva più di alcun credito, ed erano sorti modelli alternativi. Riterrei utile un approfondimento di questa problematica.

ONNIPOTENTE: Potremo tornare sull'argomento quando il signor Laplace avrà finito la sua dissertazione. Intanto vogliamo esprimere il Nostro compiacimento per il fatto che egli non abbia sentito la necessità di coinvolgerci nel suo meccanismo, il quale, in modo evidente, è un'evoluzione del tutto autonoma.

LAPLACE: Anche Napoleone fu colpito da questo fatto, quando gli descrissi il mio lavoro. Eravamo in rapporti buoni e piuttosto ravvicinati, giacché mi aveva nominato senatore malgrado la mia pessima riuscita nelle vesti di Ministro degli Interni. «Signor Laplace - mi disse - lei ha scritto questo grande libro sulla fondazione dell'universo senza menzionare una sola volta il suo Creatore.» «Non ho avuto bisogno di fare quest'ipotesi» gli risposi.

ONNIPOTENTE: Lei è il primo ad aver affermato apertamente questa semplice verità.



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