Gangbank (Italian Edition) by Gianluigi Paragone

Gangbank (Italian Edition) by Gianluigi Paragone

autore:Gianluigi Paragone [Paragone, Gianluigi]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858517482
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2017-04-23T22:00:00+00:00


Nei suoi quasi tre anni di governo, Matteo Renzi è stato accusato di stendere troppi tappeti rossi alle multinazionali e di essere poco presente tra quei capannoni che hanno sempre rappresentato il modello industriale vincente italiano. Tanti sono stati gli endorsement reciproci tra Marchionne e Renzi sul Jobs Act, sulle riforme fiscali, sulla riforma costituzionale e in generale sull’azione di governo. Gli archivi fotografici sono pieni di sorrisi e di abbracci. Provocando qualche perplessità non solo in ordine al protocollo, ma anche rispetto all’opportunità politica della scelta, Renzi decise di organizzare un delicato incontro bilaterale Italia-Germania con Angela Merkel all’interno dello stabilimento della Ferrari a Maranello, per la gioia dei videomaker che potevano mettere il cavallino rampante – prestigiosissimo simbolo del made in Italy nel mondo (anche se magari, con Marchionne, vincente lo è un po’ meno che in passato…) – al centro delle loro telecamere.

Matteo Renzi, però, ha allargato le braccia per accogliere non solo il manager di FCA, ma anche altri manager di brand globali assai celebri: dalla Coca-Cola alla Philip Morris, da Apple a Google, da Facebook ad Amazon, dalle cui file aveva persino preso in prestito il numero due, Diego Piacentini, per metterlo a capo del progetto Agenda Digitale Italiana, suscitando non poche polemiche circa l’opportunità di quella nomina e i possibili conflitti di interesse.

Sono multinazionali che spostano le loro sedi in paradisi creati ad hoc, complice il servilismo globale di governi accomodanti sia italiani che europei. Paradisi che ormai abbondano. Non bisogna più andare fino alle Cayman, la scelta è dietro l’angolo: ci sono enclave a Londra, in Irlanda e nel Lussemburgo di quel signor Juncker che ci hanno pure rifilato alla presidenza della Commissione europea.

Alcune di queste aziende, come Apple, sono state colte in offside: il signor Tim Cook, che ne è il CEO, è stato beccato con quasi un miliardo di tasse non pagate in Italia. «L’avranno punito senz’altro» direte voi. Galera? No. Tassi di mora? No. Interessi a pioggia? No. Pignoramenti? No. Cause legali? No. Udite udite: con un megasconto sulle tasse dovute, il manager di Apple se l’è cavata con poco più di trecento milioni, pagando così un terzo di quello che deve a noi italiani. Noi stupidi che continuiamo a comprare i suoi prodotti mettendoci in fila il giorno dell’arrivo del nuovo modello. Noi stupidi che paghiamo senza saperlo i quasi seicento milioni di ammanco al posto suo. Noi stupidi che ci facciamo imbonire da presidenti del consiglio che fanno pubblicità (neanche troppo) occulta a questi marchi durante le dirette streaming con gli elettori. Noi stupidi vessati dal fisco, da Equitalia o da chi per essa. Noi stupidi liberi professionisti, artigiani e commercianti costretti a versare al fisco fino al 70% dei nostri introiti. Noi stupidi che anticipiamo di un anno il versamento dell’IVA su ricavi presunti e su incassi incerti, rischiando perdite sanguinose se gli affari andranno male. Noi stupidi che tiriamo la cinghia a Natale perché è proprio a fine anno che ci massacrano con l’IVA.

Ma torniamo alle banche.



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