Garibaldi by Andrea Possieri

Garibaldi by Andrea Possieri

autore:Andrea, Possieri [Possieri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, L'identità italiana
ISBN: 9788815229847
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2011-10-14T22:00:00+00:00


2. La fuga da Roma e la «trafila»

La sera del 2 luglio 1849, formalmente incaricato dal governo della Repubblica di portare la guerra nelle province dello Stato pontificio, Giuseppe Garibaldi uscì da Roma al comando di circa 4.700 uomini, in maggioranza volontari, ma anche bersaglieri lombardi e dragoni pontifici passati alla Repubblica. Nessun rappresentante del governo, invece, si era unito alla spedizione. La colonna, lunga quasi 5 chilometri, si spostò a Tivoli dove venne inquadrata in due legioni e un reggimento di cavalleria. Sulle tracce dei volontari e dell’«infamo Garibalda» si mossero le truppe dell’esercito francese, austriaco, spagnolo, borbonico e toscano. In totale erano circa 80.000 uomini armati e ben equipaggiati che cercavano di intercettare e sbaragliare la colonna dei volontari.

Garibaldi mise in atto una serie di diversivi, bluff e marce serrate su sentieri impervi e poco battuti – tattiche che poi caratterizzeranno anche la successiva spedizione dei Mille – che gli permisero si sfuggire alla cattura. La maggiore rapidità di spostamento delle truppe garibaldine rispetto agli eserciti regolari si rivelerà, in questa occasione, un elemento importante. Inoltre, riuscì ad evitare lo scontro armato con i reparti nemici grazie all’uso intelligente della cavalleria acquisito in Sudamerica. Quest’ultima, inquadrata in piccole pattuglie, riusciva sia ad informarlo sulle mosse da attuare che ad ingannare il nemico sulla destinazione e sulla reale forza al suo seguito.

Sin dai primi spostamenti, Garibaldi finse di dirigersi verso una meta per poi spostarsi sul versante opposto. In questo modo, attraverso un percorso tortuoso ma sicuro, l’8 luglio la colonna degli ex combattenti della Repubblica romana arrivò a Terni – dove li attendeva un battaglione di volontari arruolato dall’ex colonnello inglese Ugo Forbes –, l’11 giunse a Todi e il 15 si spostò ad Orvieto. La possibilità di suscitare un’insurrezione nei territori dello Stato pontificio si rivelò immediatamente irrealizzabile. Le dure marce e le indispensabili necessità di approvvigionamento costringevano i volontari a inevitabili requisizioni di cibo e di tutto quello che era necessario per il sostentamento, provocando in alcune occasioni l’aperta ostilità della popolazione contadina. Inoltre, l’indisciplina dei volontari, che sfociò in molti casi in furti e prevaricazioni, faceva assomigliare la colonna a un’orda barbarica.

Sempre più stretto nella morsa delle truppe austriache che lo inseguivano, Garibaldi decise di uscire dai confini dello Stato pontificio e di varcare la frontiera del Granducato di Toscana. Alla buona accoglienza delle popolazioni di Cetona e di Montepulciano fece da contraltare l’ostilità delle cittadine di Chiusi e di Arezzo. A Chiusi la Guardia nazionale attaccò un piccolo distaccamento garibaldino uccidendo un volontario e facendo due prigionieri. Garibaldi, per ritorsione e per cercare di scambiare i due volontari, si recò in un monastero vicino e sequestrò i 14 frati ma le autorità del luogo e il vescovo non vollero scendere a patti. Ad Arezzo, invece, le porte della città non gli vennero aperte; dopo avere atteso invano per un giorno decise di non attaccare la città e di andarsene senza aver fatto rifornimento di viveri.

Accantonata l’ipotesi di un’insurrezione popolare, gli rimanevano soltanto due opzioni



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