Giampaolo Pansa by Sconosciuto

Giampaolo Pansa by Sconosciuto

autore:Sconosciuto
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-08-22T12:15:47.437000+00:00


27. Vizi e virtù di Bettino.

«Confessarmi in pubblico? E dire tutto del mio carattere?

Non voglio farlo. Non mi piace.» Insistevo e Bettino Craxi scuoteva la testa, poco convinto. Si era tolto gli occhiali e mi guardava da sotto in su. Perplesso, ma anche incuriosito da quella richiesta insolita all’interno di un’intervista politica.

Era un sabato del novembre 1977, lui guidava il Psi da poco più di un anno. La settimana a Roma era stata dura e adesso si concludeva fra la nebbia milanese, nel silenzio dell’ufficio di piazza Duomo. Una tana ancora alla vecchia maniera, senza telecamere all’esterno, né porte metalliche con il vetro antiproiettile.

Poi si decise: «Sta bene. Sentiamo che cosa dicono di me».

Cominciai a leggere un elenchino: «Dicono che sei rancoroso e settario. Un po’ vendicativo. Privo di senso autocritico. Più capace di tattica che di strategia…».

Craxi sospirò: «Mi sembra tutto sbagliato. Comunque vediamo. Settario? Be’, dipende. Per la verità, tante volte gli amici mi rimproverano di essere un po’ ingenuo.

Un ciula come si dice a Milano, uno sciocco troppo buono».

Osservai: «Davvero? Questa non l’avevo mai sentita.

Passiamo a un altro difetto: vendicativo. È così?».

«No. Piuttosto sono uno con la memoria lunga. Vedi, ho difficoltà a dimenticare le cose. E mi piace tenere viva l’idea di ciò che io e gli altri siamo stati. Quanto alla politica, tento di avere una strategia. Anche se cerco di non inventarmene una al mese, come qualcuno è abituato a fare.»

«E la mancanza di autocritica?»

Bettino meditò prima di rispondere: «Credo che anche questo sia sbagliato. Sono uno che riflette molto su se stesso e sui propri errori. Comunque la scheda che hai preparato su di me mi sembra vera almeno su di un punto: io ho un po’ il temperamento di mia madre. Lei era molto aggressiva, ma non aspra. In tutti questi anni mi sono sforzato di mitigare questo carattere, di correggerlo.

Ci sono riuscito soltanto in parte».

La mamma di Craxi, Maria Ferrari, era lombarda, di Sant’Angelo Lodigiano, veniva da una famiglia di commercianti e di mediatori. A Milano, all’inizio degli anni Trenta, conobbe e sposò un giovane avvocato, Vittorio Craxi. Lo sposo era messinese, ma aveva scelto di mettere su lo studio al Nord. Era socialista e i fascisti delle sue parti gli impedivano di lavorare in pace.

Bettino fu il loro primo figlio. Un milanese puro, nato il 24 febbraio 1934 alla clinica Macedonio Melloni.

Molti anni dopo, sul nome di Craxi gli avversari politici, soprattutto i comunisti, ci ricameranno sopra a vanvera.

Bettino viene da Benito, anzi da Benitino.

In quel tempo nel Partitone Rosso ritenevano Craxi un fascista. Ma era una cantonata. I genitori avevano chiamato il figlio Benedetto. Come il nonno paterno, insegnante e sposo di una direttrice d’asilo, anche lei dal nome inconsueto: Ildegonda Testerini.

Esperta di caratterini in erba, nonna Ildegonda intravide subito in quel nipote un soggetto non facile. Infatti il piccolo Craxi era sì un fanciullo ricciolone e dal gran ciuffo, ma soprattutto una peste: turbolento, rissoso, difficile da guidare. Per questo, Bettino verrà messo in collegio tre volte. Al De Amicis di Cantù quando scoppia la guerra nel 1940.



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