Gli ebrei di Saturno by Moshe Idel

Gli ebrei di Saturno by Moshe Idel

autore:Moshe Idel [Idel, Moshe]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Giuntina
pubblicato: 2014-11-24T23:00:00+00:00


Osservazioni conclusive

Ripercorro brevemente le produzioni letterarie e gli autori presi in esame in questo volume: Avraham bar Chiyyà, Avraham ibn ‘Ezra e i suoi numerosi commentatori, cabbalisti quali Yosef Ashkenazi, Avraham Abulafia e quanti, come Bachyà ben Asher, si posero sulle loro orme proseguendo la loro speculazione; abbiamo anche parlato dello strato più tardo della letteratura zoharica, soprattutto del Sefer ha-temunà e del Sefer ha-peli’à, di Yochanan Alemanno, di Yosef ibn Tzayyà, di Moshé Cordovero, di Avraham Yagel, di Shabbetay Tzvi e dei suoi seguaci, ma anche di Walter Benjamin: ecco i nomi più importanti che ricorrono nei capitoli precedenti.

Tutti questi autori citano il nome del pianeta Saturno – in ebraico, aramaico o tedesco – e per tutti loro le sue qualità rappresentano una sfida, in bene o in male. Ecco perché ho proposto di utilizzare il termine «saturnismo» per connotare una dimensione del giudaismo medievale destinata a plasmare l’identità di alcuni ebrei o a provocarne la reazione attraverso la rappresentazione dei rituali dello Shabbat intesi come forma di attività anti-saturniana. Se è corretta la mia proposta di cogliere nelle misure introdotte da Shabbetay Tzvi un’implementazione dei mutamenti religiosi connessi al Messia e all’influenza di Saturno, ciò significa che la portata del saturnismo è molto più estesa di quanto sostenga una parte considerevole della produzione critica contemporanea. Questo vale anche per il grande Moshé Maimonide, la cui crociata contro la magia astrale (pur non concentrandosi esplicitamente su Saturno) riempie numerose pagine della sua opera. La magia astrale era inevitabilmente in contrasto con la sua rappresentazione intellettualistica della religione vera. Includerei in questa reazione al saturnismo anche alcune forme della Cabbalà delle origini, quali il Sefer ha-bahir (Palazzi celesti), la corrente geronese e gli scritti cabbalistici di Yosef Giqatilla e di Moshé de León, così come la maggior parte delle opere luriane: furono tutti tentativi di sfuggire alle varie forme di saturnizzazione del giudaismo. Non è casuale che io citi queste reazioni: solo così si comprendono le proporzioni effettive del fenomeno preso in esame. Come il giudaismo biblico e rabbinico, la letteratura degli Hekalot (Palazzi celesti) e la più antica produzione magica ebraica1 possono essere studiate senza far ricorso alle strutture concettuali riferite a Saturno, così possiamo capire anche altre forme di ebraismo, filosofiche e cabbalistiche – ma anche produzioni che si posero in continuità con la letteratura rabbinica – senza far alcun riferimento al nome Shabbetay-Saturno.

Benché mi sia occupato di stereotipi ereditati dalla tarda antichità ed elaborati dagli ebrei medievali che li derivarono dai loro predecessori gentili, nei capitoli precedenti non ho parlato solo di storia delle idee e di concetti astrologici semplicemente passati da un’opera all’altra. A mio parere, le concatenazioni tra alcune di tali idee e gli ebrei, anche se furono immaginarie, ebbero ripercussioni sostanziali sulla scena della storia. In effetti, la transizione dell’astrologia araba ai territori cristiani fu accompagnata da un arricchimento della tessitura dei temi in cui furono strumentali gli ebrei. Col tempo, testi brevi su Saturno divennero sempre più ampi, come mostrano i passi di Yosef Ashkenazi, Yochanan Alemanno e Avraham Yagel.



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