Just Kids by Patti Smith

Just Kids by Patti Smith

autore:Patti Smith
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Biography & Autobiography, Pop Vocal, Music, Genres & Styles, Entertainment & Performing Arts
ISBN: 9788807490965
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2010-07-14T22:00:00+00:00


Mi svegliai e lui non c'era. Sulla scrivania aveva lasciato un biglietto per me. "Non riesco a dormire," diceva. "Aspettami." Mi tirai in piedi; stavo per mettermi a scrivere una lettera a mia sorella quando Robert fece irruzione nella stanza in uno stato di grande agitazione; disse che doveva mostrarmi una cosa. Mi vestii in tutta fretta e lo seguii. Al loft salimmo i gradini a due a due.

Entrando diedi una rapida occhiata in giro. L'energia di Robert pareva crepitare nell'aria. Specchi, lampadine e pezzi di catena disposti sopra una cerata nera; aveva cominciato una nuova installazione. Tuttavia indirizzò la mia attenzione verso un'opera poggiata contro la parete delle collanine. Quando aveva perso interesse per la pittura aveva smesso di montare le tele, però aveva conservato uno dei telai; l'aveva interamente ricoperto di ritagli presi dalle riviste maschili. Visi e toraci di giovani uomini avvolgevano la cornice. Ci mancava poco che tremasse.

"È bella, no?"

"Sì," dissi. "È geniale."

Era un'opera piuttosto semplice, eppure pareva possedere una forza intrinseca. Non c'era nulla di troppo: era un oggetto perfetto.

Il pavimento era disseminato di ritagli. Lo studio odorava di colla e vernice. Robert appese la cornice al muro, accese una sigaretta e restammo a guardarla in silenzio.

Si dice che i bambini non distinguano gli oggetti animati da quelli inanimati; io credo che lo facciano. Un bambino infonde in una bambola o in un soldatino di stagno un magico alito di vita, e l'artista dà un'anima alla propria opera esattamente come il bambino fa coi suoi giocattoli. Robert vivificava gli oggetti grazie al suo impulso creativo, alla sua sacra carica sessuale, se fosse in nome dell'arte o della vita chissà; tramutava un mazzo di chiavi, un coltello da cucina o una semplice cornice di legno in un'opera d'arte. Amava il suo lavoro e amava le sue cose. Una volta aveva barattato un disegno per un paio di stivali sciupati - un'assurdità, ma quasi una meraviglia dal punto di vista spirituale. Aveva strofinato e lustrato quegli stivali con la stessa devozione di un allevatore che spazzola un levriero.

Questa sua passione per le calzature raffinate giunse al culmine una sera, mentre rincasavamo dal Max. Svoltando l'angolo della Settima Avenue ci avvicinammo a un paio di scarpe di coccodrillo che luccicavano sul marciapiede. Robert le raccolse e le strinse a sé, proclamandole un suo tesoro. Erano marroni, con lacci di seta, e non mostravano segni d'usura. Entrarono in punta di piedi in un assemblaggio che poi Robert smantellò più e più volte per poterle utilizzare. Con una batuffolo di cotone infilato in punta non calzavano affatto male, però non si abbinavano granché coi pantaloni a campana e il dolcevita. Perciò Robert scambiò il dolcevita con una t-shirt di rete nera e come tocco finale aggiunse qualche chiave al passante per la cintura, e accantonò i calzini corti. Così agghindato era pronto per una serata al Max. Senza soldi per una corsa in taxi, ma coi piedi scintillanti.

La sera delle scarpe, come ci piaceva chiamarla, fu per Robert la prova che eravamo sulla strada giusta, benché moltissime strade ne incrociassero altre.



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