Auschwitz by Laurence Rees

Auschwitz by Laurence Rees

autore:Laurence Rees [Rees, Laurence]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852083884
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-12-20T05:00:00+00:00


Sebbene Groening non usi la parola «divertente» per descrivere il periodo trascorso ad Auschwitz, si ha l’impressione che sia quella giusta per il tipo di vita che faceva: «Il campo principale di Auschwitz era come una piccola città, con i suoi pettegolezzi. C’era perfino un fruttivendolo. C’era la mensa, il cinema, il teatro con spettacoli regolari. C’era un club sportivo di cui facevo parte. C’erano i balli, divertimenti, insomma». E poi c’era un altro aspetto «positivo» della vita ad Auschwitz per Oskar: i commilitoni. «Devo dire che molti di quelli che ci lavoravano non erano per niente stupidi, erano intelligenti.» Quando lasciò il campo nel 1944, gli dispiacque: «Abbandonavo una cerchia di amici con cui ormai avevo legato, mi ero affezionato. Questo aspetto fu difficile. Se si escludono quelli che vogliono soddisfare i loro desideri personali – c’è gente del genere – la situazione particolare di Auschwitz portava a stringere legami e ancora oggi ripenso con gioia a quelle amicizie».

Ma una notte alla fine del 1942 la vita comoda che Groening conduceva ad Auschwitz ricevette un duro colpo dalla realtà dello sterminio. Lui e i suoi compagni dormivano nelle baracche delle SS a Birkenau quando furono svegliati dalla sirena. Fu loro detto che alcuni degli ebrei diretti alle camere a gas erano fuggiti e si erano rifugiati nei boschi vicini. «Ci fu ordinato di prendere le pistole e addentrarci nella foresta» dice Groening. «Non ne trovammo nessuno.» Poi lui e i suoi compagni si separarono e si diressero verso l’area del campo teatro dello sterminio. «Avanzammo in formazione a stella verso quella casa di campagna. Era illuminata dall’esterno con una luce diffusa. Sul davanti c’erano sette o otto cadaveri. Probabilmente erano quelli che avevano cercato di fuggire ed erano stati presi e uccisi. Alla porta c’erano delle SS; ci dissero che era finita, di tornare a dormire.»

Ma Groening e gli altri, spinti dalla curiosità, decisero di restare, nascosti. Videro una SS mettersi la maschera antigas e rovesciare lo Zyklon B in uno sportello nel muro laterale della casa. Si sentì un brusio provenire dall’interno che si «tramutò in grida» per un minuto, poi silenzio. «Allora un uomo, non so se fosse un ufficiale, si avvicinò alla porta in cui c’era uno spioncino, guardò dentro per controllare che fosse tutto a posto, che fossero tutti morti.» Groening descrive così i suoi sentimenti di quel momento, quando si trovò davanti agli occhi lo spietato meccanismo dell’assassinio: «Come quando vedi due camion che si scontrano. Ti chiedi se debba essere per forza così, se è inevitabile. E sei influenzato dal fatto di esserti già risposto che è la guerra, che erano i nostri nemici».

Poi Groening assistette alla cremazione dei cadaveri:

Un compagno disse: «Vieni con me, ti faccio vedere». Fui talmente sconvolto che non mi avvicinai, restai a una settantina di metri dai roghi. Le fiamme salivano alte e in seguito mi feci raccontare dal kapò i dettagli. Fu disgustoso, orrendo. Egli scherzò sul fatto che quando i corpi cominciavano a bruciare si sviluppavano



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