Da Berlino a Gerusalemme by Gershom Scholem

Da Berlino a Gerusalemme by Gershom Scholem

autore:Gershom Scholem [Scholem, Gershom]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858427675
editore: Einaudi
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


a. Il numero delle porzioni in cui la Torah viene tradizionalmente suddivisa è in realtà 54. L’anno intercalare (che si verifica, secondo un ciclo fisso, sette volte ogni diciannove anni) comporta l’inserimento di un mese supplementare (Adar II); perciò il numero delle porzioni complessive diventa 56 [N. d. T.].

Berna (1918-19)

Il 4 maggio del 1918 passai il confine a Friedrichshafen: non sono in grado di descrivere il sentimento di euforia che mi pervase quando, in piedi sul battello per Romanshorn, sul lago di Costanza, guardai la sponda tedesca sempre piú lontana. Per me la guerra era finita. Alle otto di sera Walter Benjamin mi aspettava alla stazione di Berna.

Rimasi circa un anno e mezzo a Berna e vissi là i grandi eventi, la fine della guerra, ciò che viene chiamato, esagerando, la rivoluzione tedesca e ciò che avvenne in seguito, come uno spettatore dall’esterno, senza un’autentica partecipazione. Solo l’armistizio rappresentò anche per me, ovviamente, una cesura decisiva. Di tutto ciò che riguarda il mio rapporto con Benjamin, degli alti e bassi che lo caratterizzarono, di importanza essenziale per me durante il periodo trascorso in Svizzera, ho già riferito dettagliatamente nel mio libro su Benjamin. Qui intendo parlare di alcuni aspetti che in quella sede sarebbero stati irrilevanti. All’università la vita procedeva pacificamente, con spirito piccolo-borghese e stimoli intellettuali modesti. Nella facoltà di Filosofia avevano avuto un ruolo di spicco prima della guerra, e addirittura fino alla rivoluzione russa, gli studenti ebrei russi, ma ora ne erano rimasti pochissimi. Molti erano tornati volontariamente in patria, molti altri erano stati espulsi per aver espresso pubblicamente simpatia per i bolscevichi. Studiai quasi esclusivamente matematica, fisica teorica e filosofia. Inoltre cominciai a studiare l’arabo con Karl Marti, uno studioso dell’Antico Testamento, allora celebre. A causa dell’insegnamento del suo allievo dr. Mossinson scoppiò una famosa disputa tra il ginnasio ebraico di Giaffa e i suoi sostenitori a Odessa, perché questi ultimi si opponevano all’introduzione della critica biblica nelle scuole. Marti non faceva nulla per nascondere la sua simpatia per gli ebrei. Partecipai al suo seminario sul libro di Giobbe, nel quale ognuno degli studenti doveva recitare un versetto. Quando arrivava il mio turno Marti diceva: «Signor Scholem, non legga cosí in fretta». In quell’anno ero l’unico ebreo presente al seminario, e la differenza tra la velocità di lettura dei compagni, che si apprestavano a diventare pastori protestanti, e la mia era davvero notevole. A Berna non si trovavano matematici di rango paragonabili a quelli di Berlino. Tuttavia uno tenne una lezione straordinaria su alcuni punti problematici della teoria dei numeri: era un docente di nome Berliner, un ebreo russo che vidi per alcuni mesi ogni venerdí sera recitare nella sinagoga il qaddish [la preghiera dei defunti dell’anno di lutto] per uno dei suoi genitori. Nell’ultimo semestre partecipai a un corso di fisica teorica che si teneva quattro giorni la settimana tra le sette e le otto del mattino. Comunque tutte le luci nelle case dei cittadini svizzeri di Berna si spegnevano alle otto e mezza di sera, e soltanto gli stranieri (molto numerosi durante la guerra) stavano fuori piú a lungo.



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