Homo Europaeus by Paolo Prodi

Homo Europaeus by Paolo Prodi

autore:Paolo, Prodi [Prodi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Forum
ISBN: 9788815326003
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


Non è certo possibile riprendere qui tutto il problema delle varie definizioni, dei rapporti tra diritto divino, diritto naturale, diritto delle genti e diritto civile: nella loro ricchezza e nelle loro contraddizioni, questi concetti hanno fecondato il pensiero giuridico occidentale alle sue radici, sia nei legisti-civilisti sia nei decretisti-canonisti[3]. Su entrambi i versanti, nelle diverse sensibilità, il nodo centrale diventa il rapporto tra la ragione divina o naturale da una parte e il testo positivo, la legge o il canone dall’altra. Forse l’espressione che può aiutarci maggiormente a capire in sintesi questo clima intellettuale è quella contenuta nella Summa Coloniensis (1169): «Il diritto è o naturale o morale; ognuno di questi diritti poi può essere divino oppure umano»[4]; il diritto divino, quindi, si divide nella legge naturale e nella legge della Scrittura, nella legge della grazia e nei canoni della Chiesa; il diritto umano a sua volta si esprime nelle consuetudini e nelle costituzioni, nelle leggi sia politiche che ecclesiastiche, e la sua caratteristica è quella di poter mutare nel tempo e di trarre la propria legittimità dall’autorità[5]. L’interesse particolare di questa definizione, tra le decine che sono state date in quest’epoca, sta, a mio avviso, nel fatto che definisce più chiaramente all’interno della sfera del sacro e della sfera umana un diritto naturale e immutabile e un diritto positivo, «morale», che varia a seconda dei tempi e dei luoghi (è interessante l’uso semantico, derivato da Isidoro di Siviglia, del termine morale, del tutto differente dall’uso attuale: qui vuole esprimere la derivazione dei costumi – mores – dalle consuetudini e dalle leggi concrete, il diritto positivo, scritto e non scritto, nel suo insieme)[6].

2. Lo Stato moderno, nella sua costruzione nella prima età moderna, tende a invadere tutta la sfera del diritto positivo: si passa dal pluralismo degli ordinamenti giuridici medievali (diritto divino, naturale, delle genti, civile e canonico) al moderno dualismo tra coscienza e diritto positivo statale. La crisi religiosa del XVI secolo costituisce sul piano dell’etica la conseguenza del tramonto del regime di «cristianità». Le risposte si muovono in due direzioni diverse, anche se con molte sfumature al loro interno: le nuove Chiese evangeliche nate dalla Riforma affermano di fronte al dominio della legge statale il ruolo della coscienza individuale (mediante l’unico tramite della Scrittura); la Chiesa cattolica costruisce un sistema normativo autonomo, metagiuridico, non più fondato sul diritto, ma sull’etica.

Non intendiamo affrontare il problema della storia della Riforma, della riforma cattolica e Controriforma in sé, ma vederla soltanto dall’angolatura della storia costituzionale dell’Occidente, della storia del potere e in particolare dal punto di vista del foro, del luogo del giudizio sugli uomini. Se non si parla della storia della Chiesa al suo interno, del pensiero teologico e della spiritualità, non per questo non si tiene presente la pulsazione interna di tale organismo come organismo vivente una sua propria vita, che non si identifica con il mondo in cui ha le sue radici[7].

Le tensioni tra gli ordinamenti, la nascita dell’individuo e della coscienza individuale, lo sviluppo della legge positiva



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