Il cane di terracotta by Andrea Camilleri

Il cane di terracotta by Andrea Camilleri

autore:Andrea Camilleri [Camilleri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2011-12-15T07:24:44+00:00


Quattordici

Con Adelina capace che stavano una stagionata intera senza vedersi.

Montalbano ogni settimana lasciava sul tavolo di cucina i soldi per la spisa, ogni trenta giorni la mesata. Però fra di loro si era stabilito uno spontaneo sistema di comunicazione, quando Adelina voleva più denaro per la spisa, gli faceva trovare sul tavolino il caruso, il salvadanaro di creta Andrea Camilleri

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che lui aveva accattato a una fiera e che teneva per billizza; quando era necessario un rifornimento di calzini o di mutande, gliene metteva un paio sul letto. Naturalmente il sistema non funzionava a senso unico., magari Montalbano le diceva cose coi mezzi più strani che però l’altra capiva. Da qualche tempo il commissario s’era addunato che Adelina, se lui era teso, turbato, nirbùso. in qualche modo l’intuiva da come lui al matino lasciava la casa e allora gli faceva trovare piatti speciali che gli risollevavano il morale. Quel giorno Adelina era entrata in azione, sicché Montalbano trovò pronto in frigo il sugo di seppie, stretto e nero, come piaceva a lui.

C’era o no un sospetto d’origano? L’odorò a lungo, prima di metterlo a scaldare, ma magari questa volta l’indagine non ebbe esito. Finito di mangiare, si mise il costume da bagno con l’intenzione di farsi una breve passiata a ripa di mare. Dopo avere solo tanticchia camminato si sentì stanco, gli dolevano i polpacci.

«Fùttiri addritta e caminari na rina / portanu l’omu a la ruvina».

Una sola volta aveva fottuto stando in piedi e dopo non si era sentito così distrutto come affermava il proverbio, mentre era vero che sulla sabbia, anche quella dura più vicina al mare, ci si stancava a camminare.

Taliò il ralogio e si meravigliò: ca quale tanticchia! Aveva passeggiato per due ore! Crollò seduto.

«Commissario! Commissario!».

La voce veniva da lontano. Si susì affaticoso, taliò il mare, persuaso che qualcuno stesse chiamandolo da una barca o da un gommone. Il mare era invece vacante fino al filo d’orizzonte.

«Commissario, sono qua! Commissario!».

Si voltò. Era Tortorella che si sbracciava dalla provinciale che correva per un lungo tratto allato alla spiaggia.

Mentre si lavava e si vestiva di prescia, Tortorella gli disse che al commissariato avevano ricevuto una telefonata anonima.

«Chi la pigliò?» spiò Montalbano.

Se l’aveva pigliata Catarella chissà quali minchiate aveva capito e riferito.

«Nonsi» disse sorridendo Tortorella che aveva inteso il pinsèro del suo capo. «Lui era andato un momento al cesso e al centralino lo sostituivo io.

La voce aveva un accento palermitano, metteva la i al posto della r, ma capace che lo faceva apposta. Ha detto che nella mannara c’era la carogna Andrea Camilleri

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di un cornuto, dintra una machina verde».

«Chi c’è andato?».

«Fazio e Galluzzo, io sono venuto di corsa a cercare lei. Non so se feci bene, forsi la telefonata è uno sgherzo, una babbiata».

«Ma quanto ci piace babbiare a noi siciliani!».

Arrivò alla mannara alle cinque, ora che Gegè chiamava «cangiu di la guardia», il cambio della guardia consistendo nel fatto che le coppie non mercenarie e cioè amanti, adùlteri, ziti,



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