Il canto III del purgatorio by Arsenio Frugoni

Il canto III del purgatorio by Arsenio Frugoni

autore:Arsenio Frugoni [Frugoni, Arsenio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2021-03-29T14:52:56+00:00


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Prima di commentare l’episodio di Manfredi, vorrei discorrerne di nuovo professionalmente, come se si trattasse di una pagina di cronaca. O, perché di cronaca non si tratta, chiedermi ancora che cosa dica Dante, qui, di Manfredi, e come lo sappia.

Manfredi era morto giovane, in battaglia, a trentaquattr’anni. «Biondo era e bello e di gentile aspetto». Non credo che si debba appoggiare questo verso a passi ispiratori di cronache10. Al cosiddetto Iamsilla: «formavit... ipsum natura gratiarum omnium receptabilem et sic omnes corporis sui partes conformi speciositate composuit, ut nihil in eo esset quo melius esse potest»11; o a Ricordano Malispini: «fue bello del corpo come il padre.... fue largo, cortese, e lieto, sicché era molto amato e gratioso»12. E neppure a Saba Malaspina: «homo flavus, amena facie, aspectu placibilis»13. Se non per avvertire che la voce concorde, ghibellina e guelfa, sul bel principe normanno-svevo, si esprimeva, in Saba Malaspina e in Dante, per la loro cultura biblica, con le parole che descrivono il giovane David quando fu condotto a Samuele: «Rufus et pulcher aspectu decoraque facie» (I Reg. 16, 12). Ma il «gentile» è tutto dantesco, e si svolge da quel giudizio di nobiltà che abbiamo letto nell’elogio del «bene genitus».

Caduto Manfredi, Benevento, il 26 febbraio del 1266. Tante voci erano corse su quella morte. Ecco la voce raccolta da Bartolomeo di Nicastro: «Telo percussus arundineo in oculo dextro prostratur... Concidit vitam vomens»14. Ma Riccobaldo da Ferrara scriveva: «In ipsa pugna equus, cui insidebat Manfredus, transfixus pugione oculo dolore insurgens super circumstantes equos defertur. Rex ipse, alio confossus pugione, equo delabitur, pedibusque equorum proteritur»15. Aggiungerò che Francesco Pipino, nel suo più tardo Chronicon, copiando il passo di Riccobaldo, ritoccò – ma com’era la lezione del codice usato? – soltanto la frase «alio confossus pugione» in un «pugione ilia et frontem confossu»16; facendo di una ferita di pugnale due ferite, al ventre e alla fronte. Ebbe presenti, nella memoria, le «due punte mortali» di Dante? Che però, oltre il ciglio diviso (e non è l’occhio accecato con la freccia) indicava una «piaga a sommo il petto». E io direi che le voci di talune ferite, voci diffuse sì da suggerire l’idea di un possibile riconoscimento, sono state adattate da Dante nella creazione del suo personaggio: nobile d’aspetto, ma segnato da ferite, e, però, ferite, si vuol dire, da valoroso, di spada in viso e in pieno petto17.Ma è del tutto immaginazione di Dante la conversione di Manfredi in punto di morte? Forse no. Leggiamo nel Commento dell’Anonimo Fiorentino «che si truova» che Costanza, preoccupata della sorte ultraterrena del padre, si recò un giorno da un «romito in Cicilia... in una montagna presso Mongibello», il quale ottenne da Dio la rivelazione che «Manfredi era tra gli eletti del Purgatorio». Ma si potrà dire che questo racconto ha troppi elementi che tradiscono la sua origine dantesca. Indipendente pare invece quest’altra storia, precedente (1330-1340), nell’Imago Mundi di fra’ Iacopo d’Acqui. A un ossesso «a dyabolo», «in Apulia», un tale chiese se Manfredi si



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