Il caso Facio by Luca Madrignani

Il caso Facio by Luca Madrignani

autore:Luca , Madrignani [Madrignani, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815320971
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2014-10-14T22:00:00+00:00


2. La guerriglia

«Facio», come detto, viene mandato in montagna da Luigi Porcari, che non crede alle accuse di Reggio Emilia e, anziché eliminarlo, lo affida alle cure di Fermo Ognibene «Alberto», comandante comunista e garibaldino del «Picelli». Il distaccamento è sorto alla fine del 1943 nella zona di Bardi, comune dell’appennino parmense, inquadrandosi da subito nella XII Brigata Garibaldi. Il gruppo, comandato fin dall’inizio da Ognibene, affronta un primo rastrellamento il giorno di natale del ’43 in località Osacca, senza subire perdite rilevanti e anzi distinguendosi, ribattendo colpo su colpo ai circa centocinquanta militi fascisti della Guardia nazionale repubblicana (Gnr) costretti infine ad arretrare. Nelle settimane successive il «Picelli» procede, tra uno spostamento e l’altro, all’opera organizzativa senza segnalare azioni di particolare importanza[26].

Quando «Facio» raggiunge il «Picelli» nei pressi di Borgotaro è il gennaio del 1944, i fratelli Cervi sono morti da alcune settimane e, negli stessi giorni, Antonio Cabrelli «Salvatore» sta percorrendo la strada identica, inviato ai monti dai dirigenti comunisti per svolgere il lavoro politico. Cabrelli, si è visto, resterà poco in montagna, perché già il 25 gennaio cade nuovamente nelle mani della polizia. È improbabile che in quel breve scorcio di tempo «Facio» abbia già potuto incontrare e conoscere «Salvatore», mentre è verosimile che quest’ultimo, in qualità di quadro di partito mandato a svolgere attività di commissario, abbia già interloquito col comandante «Alberto». Ognibene è relativamente giovane, nato a Campogalliano nel 1918 e cresciuto tra Modena e Reggio Emilia. Negli anni Trenta è un attivo militante comunista, guadagnandosi un arresto e una condanna scontata tra carcere e libertà vigilata. Richiamato alle armi nel 1940, dopo il crollo del regime e l’armistizio si trova già sull’Appennino parmense, inviato anch’egli da Porcari e la dirigenza comunista di Parma per organizzare le prime bande partigiane[27]. «Alberto», dunque, è un giovane già formato politicamente, al punto da essere investito del ruolo di organizzatore e comandante partigiano dal Pci di Parma. Il «Picelli», inoltre, stando alla testimonianza di Vittorio Marini, conta già tra le sue fila la presenza di un commissario politico nella persona di Alceste Bertoli[28].

Mentre «Salvatore» viene subito arrestato, «Facio» dà avvio alla sua seconda esperienza da partigiano, portando con sé e mettendo a disposizione del «Picelli» il proprio bagaglio. Dante Castellucci è un musicista, un compositore, un pittore e un attore; si incontra con Fermo Ognibene che, nonostante abbia lasciato gli studi in gioventù per i problemi economici della famiglia, ha continuato a coltivare interessi letterari; in formazione incontra anche un partigiano come Terenzio Mori, originario di Viadana (Mn), che diventerà un affermato pittore nel dopoguerra. La sensibilità artistica dei suoi componenti pervade il distaccamento «Picelli». L’aspetto militare, tuttavia, riveste maggior interesse: Dante ha fatto la guerra, prima sul fronte francese e poi su quello russo; lasciata la divisa, si è dato all’attività clandestina coi Sarzi e coi Cervi, assaltando i presìdi fascisti emiliani; infine è stato il protagonista di una delle primissime forme di lotta partigiana con la squadra che Aldo Cervi ha messo in piedi e, repentinamente, visto cadere.



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