Il faccendiere by Antonella Beccaria

Il faccendiere by Antonella Beccaria

autore:Antonella Beccaria
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788865763162
editore: il Saggiatore


La verità della «primula nera»

In Venezuela c’era passato anche un altro neofascista, Piero Battiston, che all’inizio degli anni settanta era stato uno dei referenti di Giancarlo Rognoni, leader del gruppo ordinovista milanese «La Fenice». Nel 1995 era tornato in Italia per un breve periodo e il 26 settembre aveva incontrato a casa sua, a Treviso, un altro neofascista, Roberto Raho. I due, senza sospettare di essere ascoltati dagli investigatori, avevano parlato delle inchieste sulle stragi e di una «gola profonda» che stava parlando a Milano con il giudice istruttore Guido Salvini: Carlo Digilio,1 chiamato in questa conversazione il «nonno» mentre il suo soprannome più noto era «zio Otto»:

Raho: Io, conoscendo il «nonno», conoscendo la somma che aveva fatto […] eccetera… spero che non…

Battiston: Che ha qualche tirettino… sì.

Raho: Beh, il Ciolini…

Battiston: Sì, sì… una roba del genere…

Raho: Perché lui lo esaltava, il Ciolini, diceva: «Cazzo, è proprio un figo, il Ciolini, perché ha preso i soldi»… qua è là. Allora il «nonno», perché era nello stesso gruppo… Cioè, se lui lo fa per sopravvivere, va bene… ma in… in effetti, il Ciolini gli ha detto di tirarti nel fango.

Era una conversazione che sembrava tessere un collegamento tra il depistatore di Bologna e Digilio, l’armiere di Ordine Nuovo, in rapporti con la struttura informativa della base Ftase di Verona, dove c’era il comando Nato delle forze terrestri alleate del Sud Europa. Un uomo degli americani, insomma, da contrapporre a un nazional-rivoluzionario come Delle Chiaie che si era dichiarato in più sedi, almeno secondo i proclami ufficiali, nemico degli Stati Uniti e delle loro politiche imperialistiche. Va tenuto in considerazione poi che Avanguardia Nazionale, ben oltre il suo scioglimento, era stata un’organizzazione in parte in concorrenza con Ordine Nuovo. Quest’ultimo, infatti, nonostante fosse stato sciolto nel 1973 per ricostituzione del partito fascista e con una tradizionale vicinanza agli Usa attraverso le sue basi militari e i suoi apparati di sicurezza, aveva proseguito con le attività politiche e alcune sue correnti non sempre avevano ben digerito i tentativi di avvicinamento dell’organizzazione di Delle Chiaie.

Ciolini dunque poteva essere stato uno strumento in mano a qualcuno per colpire solo una parte del neofascismo? Chi lo sostiene ricorda la fine che fece Carmine Palladino, ammazzato nel carcere speciale di Novara dove si trovava dal 31 luglio 1982 dopo essere stato arrestato il 16 aprile precedente ed essere transitato per Castro Pretorio e per Ravenna. A ucciderlo, l’11 agosto 1982, era stato l’ordinovista Pierluigi Concutelli, l’assassino del giudice Vittorio Occorsio e colui che un tempo era stato legato a Delle Chiaie. L’omicida aveva detto di averlo «giustiziato» da solo per punizione, dato che voleva vendicare i fatti del 5 maggio 1982, con il tentativo di cattura e il relativo conflitto a fuoco mortale per un altro neofascista, Giorgio Vale, tirato surrettiziamente in ballo nel depistaggio «Terrore sui treni» come elemento di contatto tra Terza posizione e il gruppo Hoffmann. Eventi fatali, questi, che venivano fatti risalire a una delazione alla polizia dopo che Palladino aveva procurato a



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