Il falò delle vanità by Thomas Wolfe

Il falò delle vanità by Thomas Wolfe

autore:Thomas Wolfe [Wolfe, Thomas]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Generica
ISBN: 9788852055041
Google: 33KhBAAAQBAJ
editore: MONDADORI
pubblicato: 1989-01-01T23:00:00+00:00


16

Parlando irlandese

Il machismo irlandese di Martin era così tetro che Kramer non riusciva a concepire l'uomo di buon umore, a parte forse quando era sbronzo. E immaginava, anche allora, che doveva essere un ubriaco cattivo e irritabile. Quel mattino era su di giri. 1 suoi occhi piccoli e sinistri da dobermann erano diventati grandi e vivaci. Era felice come un bimbo.

«Così eravamo lì in piedi nell'atrio con quei due portieri» stava dicendo, «e c'è come un ronzio, il pulsante si illumina, e Cristo, uno di loro come un matto fuori del portone come se avesse un filo elettrico nel culo, si mette a fischiare in un fischietto e agita le braccia per chiamare un taxi.»

Guardò direttamente negli occhi Bernie Fitzgibbon mentre faceva il suo racconto. Loro quattro - Martin, Fitzgibbon, Goldberg e lui stesso - erano nell'ufficio di Fitzgibbon. Fitzgibbon, come si conveniva a un capo della sezione Omicidi della Procura distrettuale, era un irlandese snello e atletico del tipo Irlandese Nero con mascella quadrata, folti capelli neri, occhi scuri e quello che Kramer definiva un "sorriso da spogliatoio". Un sorriso da spogliatoio era rapido, mai suadente e carezzevole. Fitzgibbon sorrideva prontamente al racconto di Martin con tutti quei particolari volgarucci, senza dubbio perché Martin era un tipo particolare di piccolo poliziotto irlandese tosto, e Fitzgibbon comprendeva e apprezzava la specie.

C'erano due irlandesi nella stanza, Martin e Fitzgibbon, e due ebrei, Goldberg e lui, ma a tutti gli effetti c'erano quattro irlandesi. Io sono ancora ebreo, pensò Kramer, ma non in questa stanza. Tutti i poliziotti diventavano irlandesi: i poliziotti ebrei, come Goldberg, ma anche i poliziotti italiani, i portoricani e i neri. Perfino i poliziotti neri. Nessuno capiva i commissari di polizia, di solito neri, perché la pelle nascondeva il fatto che fossero diventati irlandesi. Lo stesso valeva per i sostituti procuratori distrettuali della sezione Omicidi. Uno era destinato a divenire irlandese. Gli irlandesi stavano scomparendo da New York, per quel che riguardava la popolazione in generale. In politica gli irlandesi, che vent'anni fa ancora amministravano il Bronx, Queens, Brooklyn e buona parte di Manhattan, erano ridotti a un solo piccolo quartiere in malora nel West Side di Manhattan, là dove i moli non più in funzione si stavano arrugginendo sull'Hudson. Per quanto ne sapesse Kramer, ogni poliziotto irlandese, compreso Martin, abitava fuori, a Long Island o in posti come Dobbs Ferry, e faceva il pendolare tra casa e città. Bernie Fitzgibbon e Jimmy Caughey erano dei dinosauri. Tutti quelli che stavano facendo carriera alla Procura distrettuale del Bronx erano ebrei o italiani. Eppure lo stampo irlandese era saldamente piantato sul dipartimento di polizia e sulla sezione Omicidi della Procura distrettuale, e con tutta probabilità ci sarebbe rimasto per sempre. Il machismo irlandese: era questa la cupa e ostinata follia che li afferrava tutti quanti. Si definivano essi stessi "arpe" e "asini": proprio gli irlandesi. Asini! Usavano la parola con fierezza, ma anche come un'ammissione. Capivano il significato della parola. Il coraggio irlandese non era il coraggio del leone, ma il coraggio di un asino.



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