Il misantropo by Molière

Il misantropo by Molière

autore:Molière [Molière]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Drama, General
ISBN: 9788809206373
Google: 49hJAsElLoYC
editore: Giunti Editore
pubblicato: 1995-10-15T20:27:30+00:00


Scena V

Alceste, Arsinoè.

ARSINOÈ

Ella vuole, vedete, che con voi m’intrattenga, Per un poco, in attesa che arrivi la carrozza; Non avrebbe potuto la sua premura offrirmi Niente di più gradito che il parlare con voi.

In verità, la gente di merito sublime Conquista di ciascuno e l’amore e la stima; E il vostro senza dubbio ha un fascino segreto Per cui io condivido ogni vostro interesse.

Io vorrei che la corte, con occhio più benigno, Rendesse alfin giustizia a un uomo di valore: Dovreste lamentarvi, e io sono indignata Nel vedere ogni giorno come vi si trascura.

ALCESTE

Me, Signora? E che cosa pretendere potrei?

Che servizi allo Stato ho mai potuto rendere?

Che ho fatto, per favore, di tanto meritorio Per lagnarmi alla corte d’essere trascurato?

ARSINOÈ

Quei che la cotte guarda con occhio di favore Non sempre han reso ad essa notevoli servizi.

Ci vuole l’occasione, così come il valore; E le virtù che avete finora dimostrato Dovrebbero…

ALCESTE

Di grazia, lasciamo le virtù.

Di che volete mai che la corte s’impicci?

Avrebbe un bel da fare, e dei grossi disagi, Se dovesse scoprire i meriti di tutti.

ARSINOÈ

Il merito brillante si scopre da se stesso; Il vostro in ogni dove è tenuto in gran conto; E dovete sapere che in due circoli in vista Foste ieri lodato da gente d’alto rango.

ALCESTE

Eh, Signora, oggigiorno si lodano un po’ tutti; Il secolo non guarda in faccia a questo e a quello; Sono tutti dotati delle stesse virtù, E non è più un onore quello d’esser lodato.

Di elogi si trabocca, ve li tirano dietro, E del mio cameriere si parla sui giornali.

ARSINOÈ

Per me, vorrei davvero che per valorizzarvi Voi poteste gradire una carica a corte.

Per poco che mostraste di farci un pensierino, Potrei per aiutarvi muover qualche pedina; Ho certe conoscenze, che impiegherei per voi, Che possono, se occorre, spianar tutte le strade.

ALCESTE

E che vorreste voi, Signora, che facessi?

Ho un carattere tale che devo rinunciare.

Il Cielo non mi ha fatto, quando mi ha messo al mondo, Un’anima capace di avvezzarsi alla corte.

Io non mi riconosco le virtù necessarie Per avere successo e fare il mio interesse.

Esser franco e sincero, è questo il mio talento; Io non posso, parlando, ingannare la gente, E colui che non sa nasconder ciò che pensa Deve in questo paese trovar breve dimora.

Senza la corte, è vero, non s’hanno quegli appoggi, Quei titoli onorifici ch’essa oggi dispensa; Ma nemmeno vi tocca, perduti quei vantaggi, La disgrazia di fare figure da babbeo: Non dovete soffrire crudeli umiliazioni, Non dovete lodare i versi di quel tale, Cospargere d’incenso la tal altra Signora, E accettare i capricci dei nostri arcimarchesi.

ARSINOÈ

Lasciamo, se volete, gli argomenti di corte, Ma per amore vostro, io vi devo ammonire, E per manifestarvi il mio pensiero schietto, Vorrei che i vostri ardori li collocaste meglio.

Voi meritate, è indubbio, sorte molto migliore, E colei che v’incanta non è degna di voi.

ALCESTE

Ma voi, dicendo questo, vi prego, non pensate Che la donna in questione, Signora, è vostra amica?

ARSINOÈ

Sì, ma la mia coscienza è tuttavia ferita, Non può soffrire il torto che lei



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