Il Palazzo del Sole Pallido by Andrea Butini

Il Palazzo del Sole Pallido by Andrea Butini

autore:Andrea Butini [Butini, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-10-25T12:00:00+00:00


Il capitano non lo ammette, ma ne sono sicuro.

I falchi hanno portato ordini di dirigerci di nuovo lassù.

Lassù tra gli speroni di roccia lavica, dove sarei dovuto morire.

Perché?

25

Era nei vicoli?

«Occhi sempre aperti. Non chiuderli, o ti strappo le palpebre.» I denti del Maestro balenarono sotto l’ombra delle tettoie. «Devi vedere da dove arrivano i colpi.»

Victor si sforzò di obbedire. Era dura non chiudersi a riccio mentre un branco di teppisti si allungava per afferrarti e percuoterti serrandoti in un cerchio di pugni e calci. Ma chi glielo aveva fatto fare, di piegarsi ai metodi di quel tipo? Forse si stava solo prendendo gioco di lui. Forse era solo un matto. Ce n’erano a bizzeffe di tipi strambi, laggiù a Vanhorn bassa.

Uno dei ragazzi più grandi gli si avventò addosso e gli sferrò un pugno verso la faccia.

Victor si scostò di lato e resistette all’impulso di chiudere gli occhi. Un altro allungò le mani per afferrargli gli strappi ciondolanti della blusa. Victor non fece in tempo a evitare anche lui, e quello gli si appese ai vestiti.

«Contrattacca quando schivi, coglione!» sbottò il Maestro.

Victor strinse con più forza le dita attorno al bastone di legno. Mollò un colpo al costato del ragazzo che gli alitava addosso. Quello sbuffò puzza di pane muffito e allentò la presa. Victor fece per tirarne un altro, ma il sangue che gli pompava nella testa era così forte da annebbiare tutto.

La bocca gli si storse in una smorfia, un lampo di luce gli si accese negli occhi e il dolore gli divampò per tutta la mandibola. Si ritrovò a sbattere gli occhi nel fango. Che era successo? Aveva ricevuto un pugno?

«Bene, bene, stronzetti. Fermi.» La voce gracchiante di quell’uomo che aveva insistito per farsi chiamare Maestro si avvicinò.

«Ora ci dai il ramo, sì?» biascicò uno dei teppisti.

Ci fu il tintinnio di una moneta. Victor strizzò gli occhi, mosse la mandibola per controllare che non fosse rotta e si passò la lingua sui denti. C’erano tutti. Faceva solo male. Espirò e si tirò su.

Il Maestro indicò ai cinque ragazzi di rimettersi in cerchio. «Quanti anni hai, Victor?»

«Nove.»

Quello fischiò. «E voi, ciccioni?»

«Quattordici.»

«Quindici.»

«Sì, sì, ho capito.» L’uomo si avvicinò a un passo da Victor. Si frugò sotto al mantello, con un ghigno somigliante a una falce che gli si apriva sul volto affilato. Negli occhi sottili gli balenò una luce omicida.

Il braccio del Maestro saettò per estrarre qualcosa.

Ma cosa…

Victor si ritrasse con un passo.

La punta di un coltello gli toccò il petto.

«C-che…» balbettò, con il cuore in gola.

Il Maestro si era allungato e aveva steso il braccio per affondargli la lama in corpo. Sogghignò con soddisfazione, si ricompose e rinfoderò l’arma sotto la veste nera. «Neanche per il cazzo che sarei riuscito a schivare con questa precisione, tredici anni fa.» Se ne tornò al suo posto, a sedersi sul suo trono di casse, da dove lo guardava venire pestato a rotazione. «Ma devi contrattaccare, quando schivi, o resterai sempre in inferiorità. Sfoltiscili. Uno alla volta.»

Uno alla volta.

Sfoltiscili.

Precisione.

Il Maestro e gli altri ragazzi di strada divennero sagome opache.



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