Una lezione di vendetta by Victoria Lee

Una lezione di vendetta by Victoria Lee

autore:Victoria Lee [Lee, Victoria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-09-15T12:00:00+00:00


CAPITOLO SEDICI

Al risveglio, ho tirato una carta dal mio mazzo. Il Nove di Spade. L’ho rimessa a posto, ho mischiato e ho tirato un’altra carta. Di nuovo il Nove di Spade.

Paura e incubi.

Ancor prima di vederla, so che Alex stasera verrà.

Ho già scritto a Wyatt per chiedere una proroga, e da allora sono metaforicamente incatenata alla mia scrivania. Ho le mani sulla tastiera come se questo mi costringesse a usarla, ma la mia attenzione continua a distogliersi dal portatile e uscire dalla finestra, rincorrere la notte che si avvicina rapidamente. Il crepuscolo scende più velocemente di prima, un sipario che cala sull’orizzonte e ci intrappola in un palcoscenico buio. La neve offre il suo silenzio.

È domenica. È Samhain.

Il mio sguardo si è allontanato di nuovo dal computer, passando per il mio volto riflesso nella finestra e verso il bosco. All’inizio penso sia un trucco della luce, un riflesso della mia lampada da comodino nel vetro, ma poi si muove.

Chiudo il portatile e mi allungo verso la finestra, premendo il naso sul vetro. Nonostante i doppi vetri installati l’anno scorso, la finestra è gelida contro la mia pelle.

Ecco. Lì, tra i boschi, una figura si muove tra gli alberi.

Anche da questa distanza, posso riconoscere i capelli rossi di Alex.

La luce della luna si riflette sulla sua pelle e le dona una strana iridescenza, come un’opale bianca caduta sott’acqua. I suoi movimenti sono inumani, la sua forma incorporea è come un filo di vento che si sposta da una parte all’altra, fluttuando tra gli alberi e scomparendo, per riapparire un momento dopo, più lontana.

“Non è reale, non è reale, non è reale…”

È reale.

Sposto la sedia e prendo la coperta da dove l’avevo buttata via, ai piedi del mio letto, me l’avvolgo intorno alle spalle mentre scendo le scale ed esco dalla porta sul retro della Godwin.

La temperatura è crollata da quando Ellis e io abbiamo attraversato il cortile dopo l’allenamento di scherma l’altro giorno. Il respiro mi si annebbia davanti al viso mentre corro per il campo dietro la Godwin. Mi battono già i denti; sento le ossa sotto pelle, sento la mortalità di fronte ad Alex che è… che è…

Non so cosa sia ora.

Quando mi sistemo sotto un albero, comincio a desiderare di aver preso una torcia, o almeno il mio telefono, qualcosa da poter usare per illuminare la strada. I rami mi tagliano le guance, e inciampo in radici che non vedo e sui tronchi, e sono accecata dalla mia stessa adrenalina.

«Alex?»

La mia voce non fa eco; viene inghiottita dalla foresta, dal silenzio che in qualche modo diventa più completo con le mie parole di quanto lo fosse prima.

L’aria qui fuori è secca come granito, risucchia l’umidità dalla mia pelle e mi inaridisce le labbra. Stringo le mani nella maglia e rallento il passo, sono consapevole del modo in cui la copertura degli alberi assorbe la luce della luna, di come la neve attutisce ogni passo. Se qualcosa dovesse arrivare dietro di me, la sentirei troppo tardi.

La nuca mi pizzica. Mi giro, ma non c’è nulla, solo le facce vuote degli alberi morenti e un’oscurità penetrante.



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