Il sangue degli elfi by Andrzej Sapkowsky

Il sangue degli elfi by Andrzej Sapkowsky

autore:Andrzej Sapkowsky [Sapkowsky, Andrzej]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-429-1665-9
editore: Abyssinian
pubblicato: 2012-01-22T23:00:00+00:00


La realtà tornò all'improvviso, proprio com'era scomparsa. Attraverso il brusio uniforme e sordo che le riempiva le orecchie, Ciri cominciò a distinguere delle voci. Attraverso la cortina tremolante e bagnata di lacrime, cominciò a scorgere i vivi e i morti.

«Ciri», sussurrò Geralt inginocchiato accanto a lei. «La battaglia... Geralt, che cosa...» gemette lei, mettendosi a sedere.

«È tutto finito. Grazie all'esercito di Ban Gleàn venuto in nostro soccorso.»

«Non sei stato... non sei stato neutrale...» sussurrò, chiudendo gli occhi.

«No. Ma tu sei viva. E anche Triss.»

«Che le è successo?»

«Ha sbattuto la testa cadendo dal carro. Ma si è già ripresa. Sta curando i feriti.»

Ciri si guardò intorno. Tra il fumo dei teloni e delle assi che finivano di bruciare balenavano sagome di uomini armati. C'erano casse e botti ovunque. Alcune erano rotte, e il loro contenuto si era sparso sul terreno. Erano comuni sassi grigi. Li guardò stupita.

«Ecco gli aiuti destinati a Demawend di Aedirn», disse digrignando i denti Yarpen Zigrin, che stava lì accanto. «Aiuti segreti e di vitale importanza. Davvero un convoglio di straordinario valore!»

«Era una trappola?»

Il nano si girò, guardò lei e Geralt. Poi tornò a osservare i sassi che fuoriuscivano dalle botti e sputò. «Sì. Una trappola.»

«Per gli Scoiattoli?»

«No.»

I caduti vennero disposti in una fila ordinata. Giacevano l'uno accanto all'altro senza distinzioni, elfi, umani e nani. Tra loro c'era Yannick Brass. C'era l'elfa coi capelli neri e con gli alti stivali. E il nano dalla barba scura raccolta in due trecce, scintillante di sangue rappreso. E accanto a loro...

«Paulie! Paulie! Perché?» singhiozzava Regan Dahlberg tenendo la testa del fratello sulle ginocchia.

Tacevano. Tutti. Perfino quelli che sapevano il perché.

Regan rivolse verso di loro il viso sconvolto da una smorfia di dolore e bagnato di lacrime. «Che cosa dirò a nostra madre? Che cosa le dirò?»

Tacevano tutti.

Non lontano, circondato da soldati coi colori nero-dorati di Kaedwen, giaceva Wenck. Respirava a fatica, e a ogni respiro gli comparivano delle bolle di sangue sulle labbra. Accanto a lui era inginocchiata Triss, e un cavaliere dall'armatura luccicante era in piedi sopra di loro. «Ebbene, signora maga? Vivrà?» domandò il cavaliere.

Triss si alzò e serrò le labbra. «Ho fatto il possibile, ma...»

«Cosa?»

«Hanno usato queste.» Gli mostrò una freccia dalla punta bizzarra e la lanciò contro una botte poco lontana. La punta si spaccò e si divise in quattro aghi spinosi e uncinati.

Il cavaliere imprecò.

«Fredegard, ascolta...» disse a fatica Wenck.

«Non parlate! E non muovetevi! L'incantesimo regge a malapena!» intervenne brusca Triss.

«Fredegard», ripeté il commissario. La bolla di sangue sulle sue labbra scoppiò, e al suo posto se ne formò subito un'altra. «Ci siamo sbagliati... Tutti si sono sbagliati... Non è Yarpen... L'abbiamo sospettato ingiustamente... Garantisco per lui. Yarpen non ci ha traditi... Non ci ha tra...»

«Taci! Taci, Vilfrid! Ehi, presto, portate una barella! Una barella!» gridò il cavaliere.

«Non serve più», disse con voce sorda la maga guardando le labbra di Wenck, sulle quali non si formavano più bolle.

Ciri si girò e premette il viso contro il fianco di Geralt.

Fredegard si raddrizzò. Yarpen Zigrin non lo guardava.



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