Il povero Piero by Achille Campanile

Il povero Piero by Achille Campanile

autore:Achille Campanile [Campanile, Achille]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858649312
Google: raAmAAAAQBAJ
editore: Bur
pubblicato: 2013-07-23T22:00:00+00:00


IX.

Nel fondo della bottega, il gomito appoggiato a un blocco di marmo squadrato e la fronte sulla mano nella posa del “Pensatore” di Rodin, Luigi meditava profondamente, con la stilografica nella destra e un foglio di carta davanti, di quando in quando scrivendo una parola e cancellandone un’altra. Alzò il capo, si volse al gruppo composto del vecchio Marcantonio, del loro accompagnatore – l’uomo in grigio, sparuto e stralunato, agente delle pompe funebri – del marmoraio e di sua moglie, che aspettavano presso l’entrata sfogliando un album con fotografie di tombe d’ogni tipo.

“ Sto abbozzando l’epigrafe ”, disse.

“ Sentiamo, sentiamo ”, esclamò il marmoraio tutto ringalluzzito.

La moglie gli diede di gomito: “ Sta’ zitto ”. Gli rifece il verso a bassa voce: “ Sentiamo, sentiamo. Manco fosse una barzelletta. Almeno non ti far vedere così allegro, mentre si prepara l’epigrafe per la tomba d’un parente di questi signori ”.

“ Che c’entra? ”, bisbigliò il marmoraio, smontato. “ Non sono mica allegro perché è morto un parente dei signori. Sono allegro perché la lapide non è mia ”.

“ Come, non è tua? ”, fece la moglie a bassa voce. “ Finché non la pagano è tua ”.

“ Volevo dire: non è per me ”.

Gli altri fecero cenno di tacere, indicando con rispetto il fondo della bottega. Luigi s“era rimesso a pensare e, di quando in quando, a scrivere e a cancellare parole sul foglio. Pareva stesse componendo un poema, tanto era l’impegno e così evidenti le difficoltà che incontrava nell’ideazione.

“ Non lo disturbiamo ”, bisbigliò Marcantonio.

Fuori della porta, nel tiepido mattino primaverile, per l’assolata strada dei marmorai passavano ogni tanto, fra i grossi camion della circonvallazione, carri funebri vuoti, velocemente, reduci dal cimitero, che si vedeva in fondo al lungo rettilineo, con la macchia scura dei cipressi. S’incrociavano con carri funebri pieni, i quali andavano verso il cimitero e, seguiti soltanto dalle vetture con gl’intimi, dopo lo scioglimento del corteo, facevano pensare, per l’andatura allegra, col sole, i fiori e le automobili gremite, a scampagnate. C’era nell’aria il polverìo sollevato dagli scalpellini, che lavoravano anche sul marciapiedi; e, nell’interno delle botteghe, ch’erano l’una affianco all’altra, si vedeva in penembra una folla d’angeli bianchissimi: inginocchiati a pregare, o in piedi che additavano il cielo o la terra, o stesi sul fianco con un’ala spezzata e con un grosso lapis di pietra o una lunga penna d’oca marmorea in una mano immobile nell’atto di scriver qualcosa, credo, sul libro del destino. Taluno, invece, con una fiaccola di pietra in mano; e anche la fiamma era di pietra. Ce n’erano anche di piccolissimi, con le aluc ce aperte sulle spalle nude, i gomiti appoggiati su un davanzale e il mento su un pugno chiuso, come stessero alla finestra.

Il vecchio Marcantonio osservava con interesse tutta quella folla di statue; poi si curvò sull’orecchio dell’accompagnatore.

“ Ma ha notato lo scandalo dei monumenti? ”, disse.

“ Quale scandalo? ”, fece quegli, come assente.

L’altro lo trasse in disparte.

“ Gli scultori antichi ”, disse a bassa voce, “ ritraevano quasi



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