Il re muore by Eugene Ionesco

Il re muore by Eugene Ionesco

autore:Eugene Ionesco [Ionesco, Eugene]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2020-11-26T23:00:00+00:00


Il medico si ritira. Esce inchinandosi, come una marionetta, dalla porta di sinistra in fondo. Se ne è andato rinculando, sempre facendo riverenze e scusandosi.

RE - La sua voce si allontana, il rumore dei suoi passi si affievolisce, se n'è andato!

MARGUERITE - È un medico, ha degli obblighi professionali.

RE - (fendendo le braccia; Juliette prima di uscire avrà spinto la poltrona in un canto in modo da non disturbare i movimenti) Dove sono gli altri? (Il re raggiunge la porta di sinistra in primo piano, poi si dirige verso la porta di destra in primo piano) Se ne sono andati, mi hanno rinchiuso.

MARGUERITE - Ti infastidiva, tutta quella gente. T'impediva di muoverti liberamente. Si aggrappavano a te, ti si cacciavano tra i piedi. Ammetti che ti davano fastidio. Adesso andrà meglio. (Il re cammina con maggiore scioltezza). Ti resta un quarto d'ora.

RE - Avevo bisogno dei loro servizi.

MARGUERITE - Li sostituirò io. Sono una regina tuttofare.

RE - Non ho dato la libera uscita a nessuno. Falli tornare, chiamali.

MARGUERITE - Se la sono svignata. L'hai voluto tu.

RE - Io non l'ho voluto.

MARGUERITE - Non avrebbero potuto andarsene se tu non l'avessi voluto. Non puoi tornare sulla tua decisione. Li hai mollati.

RE - Che ritornino.

MARGUERITE - Non sai più neppure i loro nomi. Come si chiamavano? (Silenzio del re). Quanti erano?

RE - Ma di chi parli?... Non mi piace che mi si rinchiuda. Apre porte.

MARGUERITE - Un momento di pazienza. Tra poco tutte le porte saranno spalancate.

RE - (dopo un silenzio) Le porte... le porte... Quali porte?

MARGUERITE - Ci son state porte, c'è stato un mondo, hai vissuto?

RE - Io sono, io esisto.

MARGUERITE - Non muoverti più. Ti stanca.

RE - (le ubbidisce) Io sono... Rumori, echi emergono dal profondo, tutto si allontana, tutto si calma. Io sono sordo.

MARGUERITE - Mi udrai, mi udrai meglio. (Il re in piedi, immobile, tace). Capita di sognare. Ti lasci prendere, credi al tuo sogno, lo ami. Il mattino, riaprendo gli occhi, due mondi si mescolano ancora. I volti della notte sbiadiscono nella luce. Vorresti ricordare, trattenerli. Ti scivolano tra le dita, la realtà brutale del giorno li respinge. Che cosa ho sognato? uno si dice. Che cosa succedeva? Chi baciavo? Chi amavo? Che cosa dicevo e che cosa mi dicevano? Si rimane lì, con il rimpianto confuso per tutte le cose che furono, o che si pensa siano state. Non sappiamo più che cosa ci fosse attorno a noi. Non sappiamo più.

RE - Io non so più che cosa c'era intorno. So che ero immerso in un mondo, un mondo che mi circondava. So che ero io e che cosa c'era, che cosa c'era?

MARGUERITE - Legami ti avviluppano ancora che non ho sciolto, o che non ho tagliato. Mani s'aggrappano ancora a te e ti trattengono.

Girando attorno al re, Marguerite taglia nel vuoto, come se avesse in mano forbici invisibili.

RE - Io. Io. Io.

MARGUERITE - Questo tu non sei tu. Sono corpi estranei, aderenze, parassiti mostruosi. Il vischio che cresce sul ramo non è il ramo, l'edera, che s'arrampica sul muro non è il muro.



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