Il regno millenario di Hieronymus Bosch by Wilhelm Fraenger

Il regno millenario di Hieronymus Bosch by Wilhelm Fraenger

autore:Wilhelm Fraenger [Fraenger, Wilhelm]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2020-05-17T22:00:00+00:00


L’Inferno dei monaci.

«Noi, i selvaggi, siamo i cristiani migliori». Questa libera parafrasi di Johann Gottfried Seume, potrebbe servire da legenda alla satira antimonacale del nostro pannello. Sono in effetti dei cristiani laici che confondono qui i monaci e li esaminano nel corpo e nell’anima: proprio loro, i peccatori eretici! La pietra di paragone è l’Evangelo e il giudice altri non è se non Cristo. La sua sentenza è tratta dal sermone veemente contro i farisei ipocriti e bigotti (Matteo XXVLV, Luca XI), fonte unica, peraltro, di tutte queste scene infernali.

Il convento è segnalato da un piccolo campanile il cui tetto è costituito dal pallido cranio di un cavallo. Secondo Matteo (XXIIII, 27), il Cristo chiama i farisei pieni di sufficienza «sepolcri imbiancati». Questa similitudine riappare, più elaborata, in Luca (XI, 44): «Guai a voi farisei, scribi ipocriti, perché voi siete come dei sepolcri che non appaiono per quello che sono, e sui quali si cammina senza saperlo».

Questo cranio di cavallo, dunque, non è altro che la traduzione letterale dei «sepolcri nascosti» e ci fornisce un esempio rivelatore del metodo illustrativo di Bosch. Il compito era abbastanza paradossale da sfidare la sua ingegnosità. I «monumenta quae non apparent» sfuggono per principio a ogni visualizzazione, e solo un mago poteva rendere visibile la loro incorporeità, la loro impercettibilità. Bosch procede con una fedeltà rigorosa, prendendo alla lettera queste parole di Matteo: «sepolcri imbiancati… che dentro, sono pieni di ossa di morto e di ogni specie di impurità». I farisei sono coricati nella tomba e si coprono con un ingannevole prato. Bosch strappa il prato e mostra ciò che vi è sotto: una testa di morto. E per fare di questo cranio il simbolo infamante di «ogni genere d’impurità», egli si serve non di un cimitero umano, ma di un carnaio animale.

Il simbolo mistificatore della grande chiave sospesa a una pertica al di sopra dell’ossario del convento è a sua volta tratto dal già citato passo dei Vangeli (Matteo XXIII, 13 e Luca XI, 52), in cui il Cristo accusa i farisei ipocriti di essersi impadroniti senza la minima competenza della «chiave della scienza» e di averla rifiutata ai «profeti eletti»: «Guai a voi, dottori della legge, che avete usurpato la chiave della scienza; non siete entrati voi, e avete creato impedimento a quelli che entravano».

Si può concepire l’entusiasmo che una simile frase doveva scatenare tra i discepoli libero-spirituali della Sophia che si ritenevano i veri maestri della conoscenza, ed incomparabilmente superiori ai teologi ‘dottori della legge’. È in questo spirito che Bosch ha fatto la caricatura, all’estrema destra del pannello, di un monaco mendicante, dal lungo becco, che riduce i sermoni dei monaci a vani e stupidi schiamazzi. Dinanzi a questo chiacchierone gracchiarne, un altro monaco, con lo ‘speculum confessionis’ in mano, è in procinto di cavalcare un povero peccatore, di tormentarne l’anima con zelo fanatico; la sua fronte con un lungo corno fa di lui un figlio del diavolo.

Lo stesso genere di ‘recupero’ spirituale ha luogo di fronte, a destra. Là,



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