Il tempo della terra by Il tempo della terra. Come pensare da geologo può aiutare a salvare il mondo

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autore:Il tempo della terra. Come pensare da geologo può aiutare a salvare il mondo [LDB]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2020-02-04T00:00:00+00:00


Un nuovo ordine mondiale

Questo colpo di stato geochimico è conosciuto dai geologi come la Catastrofe dell’Ossigeno, o GOE (Great Oxydation Event), e rappresenta una radicale riscrittura della struttura del sistema atmosfera-idrosfera. La presenza di ossigeno libero cambiò le interazioni chimiche tra l’acqua piovana e le rocce sulla Terra, alterando la composizione di laghi, fiumi e acque sotterranee. Alcuni tipi di ciottoli, un tempo comuni nei letti dei fiumi archeani – in particolare pezzi di pirite e minerali ricchi di uranio – in quel momento scomparirono dai depositi sedimentari, perché erano diventati instabili o solubili nel nuovo ordine geochimico. Al contrario, i moderni ossidi – solfati e fosfati come gesso e apatite – diventarono voci comuni nel registro delle rocce. Le prime forme di vita avevano imposto cambiamenti nelle pratiche dell’antico regno minerale.

La presenza di ossigeno libero (O2) sulla superficie della Terra portò anche alla formazione di uno strato di ozono (O3) nella stratosfera, che schermò gli ambienti superficiali dalle devastazioni della radiazione ultravioletta proveniente dal Sole e aprì nuove frontiere di conquista. Nuove alleanze tra ossigeno e altri elementi resero più mobili alcuni nutrienti un tempo scarsi, come l’azoto. Questo alimentò notevoli innovazioni biologiche, tra cui una fotosintesi più efficiente che produceva ancora più ossigeno. Come per le opportunità di mercato create da un progresso tecnologico rivoluzionario, si crearono cicli biogeochimici completamente nuovi – scambi globali di materie prime mediati da organismi unicellulari, attraverso i quali venivano scambiati grandi volumi di carbonio, fosforo, azoto e zolfo.11 E in una fusione simbiotica strategica, un minuscolo imprenditore biologico che aveva imparato a processare l’ossigeno, chiamato mitocondrio, si unì a una cellula più grande e fondò la linea eucariotica, che alla fine avrebbe portato a piante e animali.

Una domanda ricorrente sul GOE è perché ci sia stato un così lungo ritardo tra la prima comparsa di forme di vita fotosintetizzanti 3,8 miliardi di anni fa e l’avvento di ossigeno libero circa 2,5 miliardi di anni. Una possibilità è che gli organismi che formavano le stromatoliti nelle rocce di Isua e Warrawoona facessero una fotosintesi anossigenica (che non produce ossigeno) – un apparente ossi-moro (si fa per dire) per quelli di noi che hanno familiarità con le piante, ma una strategia metabolica che è ancora praticata da alcuni batteri che si celano nei luoghi a basso contenuto di ossigeno, come i laghi invasi dalle alghe. Invece che combinarsi con anidride carbonica (CO2) e acqua (H2O) in presenza di luce solare per formare zuccheri (CH2O) · n (dove n è 3 o un numero maggiore) e rilasciare ossigeno (O2), questi microorganismi invece sintetizzavano i loro zuccheri dalla CO2 e dall’acido solfidrico (H2S, il gas delle “uova marce”) ed emettevano zolfo come prodotto di scarto.

In alternativa, potrebbe darsi che i microorganismi che formarono le stromatoliti producessero in effetti ossigeno libero, ma che tutto questo fosse semplicemente consumato efficacemente quando si degradavano. La decomposizione è l’esatto opposto della fotosintesi – la stessa reazione chimica, ma che si muove nel verso opposto: gli zuccheri e gli altri composti



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