Il viaggio di Ulisse by Tomaso Monicelli

Il viaggio di Ulisse by Tomaso Monicelli

autore:Tomaso Monicelli [Monicelli, Tomaso]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Narrativa per ragazzi, Leggende, Miti & Fiabe, Greci & Romani
pubblicato: 1915-11-15T00:00:00+00:00


Capitolo 5

Come fu che il re di Itaca, Ulisse, con arte meravigliosa, vinse l'incanto delle sirene, si salvò da Scilla e Cariddi e, perduti tutti i suoi compagni, restò solo e disperato in mezzo alla tempesta.

Il canto delle Sirene

Come passò rapido l'anno nella raggiante casa di Circe! Ma nel cuore di Ulisse e dei suoi cari compagni tornò acuto il desiderio della patria lontana, quindi risolvettero di riprendere il viaggio verso la non dimenticata Itaca.

Presero congedo da Circe, si ricondussero alla nave. E rialzarono gli alberi, ridistesero le vele, ripresero i remi, si allontanarono dall'isola della maga sulle grandi acque.

Non tutti partivano: uno restava: un caro compagno, di nome Elpenore, il quale, addormentatosi sul tetto della casa di Circe, era caduto a terra sfracellandosi il capo. Restava a dormire per sempre nell'isola della maga, composto con amore nella nera terra, con un remo piantato sulla fossa, a ricordo della sua travagliata esistenza di navigatore.

Un vento benigno, mandato da Circe, gonfiò le vele: la nave scivolò via leggera: i navigatori deposero i remi e, seduti a conversare, lasciarono al vento e al timoniere la cura di spingere e di guidare il naviglio.

Dopo qualche ora di così quieto viaggio sul mare azzurro, Ulisse si volse ai compagni:

'Udite – disse – quello che a me confidò l'amica Circe. Noi passeremo vicino al prato delle Sirene, leggiadre figlie del mare, che hanno volto di donna e squame di pesce, e cantano così soavemente che ogni navigatore il quale le oda, non può passare oltre, e volge la nave verso di esse, e non ne ritorna più'.

I compagni, presi da sgomento, si strinsero intorno a Ulisse.

'Salvaci dalle fatali Sirene!' implorarono. 'Noi non vogliamo udire il loro canto che dà la morte'.

'Voi non udrete quel canto' proseguì Ulisse. 'Io vi turerò le orecchie con cera molle, e voi passerete davanti al prato delle Sirene, senza pericolo alcuno. Ma io voglio udire il canto che è più soave d'ogni canto… '

'No, Ulisse' interruppero i compagni. 'Se tu lo odi, vorrai giungere con la nave alle Sirene, e noi tutti periremo con te'.

'Né io né voi periremo' concluse l'astuto Ulisse. 'Voi mi legherete strettamente, con lunghe e grosse funi, all'albero della nave, e non mi slegherete per quante preghiere e comandi io vi volga'.

Così fu fatto: Ulisse turò le orecchie a tutti i cari compagni, con molle cera: i compagni legarono Ulisse, mani e piedi, all'albero della nave.

Giunsero in vista delle fatali Sirene. Sedute in un bel verde prato sulla riva del mare, esse apparvero agli occhi dei navigatori. Oh, meraviglia! Dalla testa al ventre erano donne, dal ventre in giù pesci. E, non appena s'accorsero della nave di Ulisse, intonarono il loro canto soave.

I compagni, che non le udivano, si erano messi ai remi e, battendo le acque, passavano velocemente innanzi. Ma Ulisse, che invece le udiva, ne ebbe il cuore preso e ammaliato.

Le Sirene cantavano:

'O Ulisse re, ferma la tua nave, e vieni a stare con noi. Noi siamo belle e buone, noi ti consoleremo coi nostri canti, e tu sarai eternamente felice'.



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