In marcia con i ribelli by Arundhati Roy

In marcia con i ribelli by Arundhati Roy

autore:Arundhati Roy [Roy, Arundhati]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Guanda
pubblicato: 2012-02-26T23:00:00+00:00


È un pessimo servizio a tutto ciò che sta succedendo qui il fatto che l’unica cosa che sembra arrivare al mondo esterno sia la retorica rigida e inflessibile degli ideologi di un partito ormai evolutosi dal suo passato problematico. Quando Charu Mazumdar pronunciò la celebre affermazione «Il presidente cinese è il nostro presidente e la via cinese la nostra via», era pronto a sostenerla fino al punto di far rimanere i naxaliti in silenzio mentre il generale Yahya Khan commetteva un genocidio in Pakistan Orientale (Bangladesh). Perché a quell’epoca la Cina era alleata del Pakistan. Ci fu silenzio anche riguardo ai Khmer Rossi e ai loro campi di sterminio in Cambogia. Ci fu silenzio sui clamorosi eccessi delle rivoluzioni cinese e russa. Silenzio sul Tibet. E anche all’interno del movimento naxalita ci sono stati eccessi di violenza che rendono impossibile difendere molto di quanto hanno fatto. Ma qualsiasi loro azione si può forse paragonare ai sordidi successi del Partito del Congresso e del BJP in Punjab, in Kashmir, a Delhi, a Mumbai, in Gujarat...? Eppure, nonostante queste terrificanti contraddizioni, Charu Mazumdar, in molti dei suoi scritti e discorsi, manifestò una visione politica dell’India che non si può liquidare in quattro e quattr’otto. Il partito da lui fondato (e le sue molte ali scissioniste) ha mantenuto vivo e presente in India il sogno della rivoluzione. Immaginate una società priva di quel sogno. Anche solo per questo non possiamo giudicarlo in modo troppo severo. Soprattutto non mentre ci lasciamo avvolgere dalle pietose frottole di Gandhi sulla superiorità della «via non-violenta» e della sua idea di Amministrazione Fiduciaria: «Il ricco sarà lasciato in possesso delle sue ricchezze, delle quali farà l’uso che gli è ragionevolmente necessario per le sue esigenze personali, agendo come amministratore fiduciario del resto dei suoi averi perché vengano adoperati a beneficio della società».

Strano, però, che gli zar odierni dell’establishment indiano – lo stato che schiaccia i naxaliti senza alcuna pietà – dicano ora quello che sosteneva Charu Mazumdar tanto tempo fa: la Via cinese è la Nostra Via.

Sottosopra. Alla rovescia.

La Via cinese è cambiata. La Cina ora è diventata una potenza imperiale, che depreda gli altri paesi e le risorse altrui. Il Partito ha ancora ragione, solo che il Partito ha cambiato idea.

Quando il Partito è un pretendente (come ora nella Dandakaranya) e corteggia il popolo, attento a ogni suo bisogno, allora è autenticamente un Partito del Popolo, il suo esercito davvero un Esercito popolare. Ma dopo la Rivoluzione, con quanta facilità quella storia d’amore potrà trasformarsi in un matrimonio difficile! Con quanta facilità l’Esercito popolare potrà rivoltarsi contro il popolo! Oggi, nella Dandakaranya, il Partito vuole mantenere la bauxite nella montagna. Cambierà idea, domani? Ma possiamo, dobbiamo, lasciare che l’apprensione per il futuro ci immobilizzi nel presente?

Le danze proseguiranno tutta la notte. Io torno al campo. Maase è lì, sveglia. Parliamo fino a notte fonda. Le do la mia copia dei Versi del capitano di Neruda. (L’ho portata con me, non si sa mai.) Lei mi chiede in



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