Io, sopravvissuto di Marzabotto by Margherita Lollini

Io, sopravvissuto di Marzabotto by Margherita Lollini

autore:Margherita Lollini [Lollini, Margherita]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Longanesi
pubblicato: 2021-09-01T21:00:00+00:00


La «terapia»

«Tu, adesso, la morte!» Quelle parole rabbiose pronunciate dall’ufficiale tedesco echeggiavano dentro di me e si perdevano in un vortice allucinato.

Da un lato, ripetevo a me stesso, la morte mi avrebbe recato sollievo. Ero convinto ormai che la mia esistenza non potesse avere più alcun senso. Come avrei fatto a sopravvivere nelle mie condizioni? Non riuscivo nemmeno più a immaginarmelo. Non avevo idea di come avrei potuto continuare.

Anche la casa e il nostro appezzamento a Colulla di Sotto mi sembravano destinati a essere abbandonati per sempre. Come avremmo potuto chiamare ancora «casa» quel luogo di morte e di dolore? Dove tutto, ogni più piccola cosa, ci ricordava in ogni istante la morte dei nostri cari. Era semplicemente impossibile. Anche noi, piano piano, saremmo morti. Forse non fisicamente, ma dentro senza dubbio.

Esisteva però qualcosa che avrei rimpianto, se avessi dovuto affrontare la morte in quel momento. Qualcosa cui a quel tempo davo un’enorme importanza. E che sarebbe stato doloroso non provare mai in vita mia.

Non avrei voluto andarmene senza aver prima vissuto l’amore. Sarebbe stato triste, molto triste, morire senza aver mai stretto tra le braccia una donna. Poteva sembrare una sciocchezza, ma per me non lo era. Dopotutto, mi dicevo, i miei fratelli avevano perso una famiglia, ma avevano avuto almeno l’occasione di crearsela. Io no. La mia esperienza fino ad allora aveva soltanto riguardato il lavoro nei campi e i giochi con i bambini. Ero sempre stato un ragazzo, da questo punto di vista. Anche se ci tenevo molto a definirmi «uomo», dovevo ammettere che mi mancava ancora un passo fondamentale: l’incontro con una donna. Ero pronto per l’amore, me lo sentivo, e morire in quel momento, così, in modo del tutto insensato, mi sarebbe dispiaciuto.

Pensandoci bene, direi che in fondo non volevo morire. Ma non avrei avuto molto da obiettare, se il tedesco che mi trovavo di fronte mi avesse tolto la vita.

Continuava a fissarmi negli occhi con uno sguardo acceso dall’ira e un ghigno forzato. Aspettavo che stringesse di più il collo, per soffocarmi. Intanto avevo aperto gli occhi e lo guardavo a mia volta, ma in modo mite e inoffensivo.

La stretta, inaspettatamente, invece di farsi più vigorosa, si allentò. Di colpo mi sentii finalmente libero di respirare. La vita mi fluì nuovamente nel corpo. Ero salvo, almeno per il momento.

L’ufficiale tedesco si allontanò. Non gli interessavo più. Come un bambino annoiato, prese a dare ordini ai suoi sottoposti, che cominciarono a passarsi gli uni gli altri le disposizioni in un vociare diffuso. Io intanto mi toccavo il collo, incredulo di essere ancora vivo. Respiravo a pieni polmoni.

Due soldati si avvicinarono ai miei fratelli e uno a me. Ci chiesero di consegnare i documenti, e noi per fortuna potemmo esaudire la loro richiesta. Li tenevamo lì, in casa, nelle nostre rispettive camere. Ettore corse al piano di sopra e portò le nostre carte, che i soldati visionarono con grande perizia. Annuivano tra loro, segno che tutti i dati erano corretti. Ce le restituirono immediatamente e ci ordinarono di tenerle con noi, addosso.



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