Italia segreta by Mario Tozzi

Italia segreta by Mario Tozzi

autore:Mario Tozzi [Tozzi, Mario]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2012-04-02T22:06:44+00:00


Di come, da qualche parte nel mondo, la storia debba pur cominciare e di come sia meglio che inizi a partire da ciò che era già antico per gli antichi. Delle tombe e delle torri di Sardegna e di come, forse, proprio da lì provengano altri popoli. Delle necropoli soffocate dal cemento e dei parchi geominerari, soluzione originale per un recupero ragionato del sottosuolo cavo.

Domus de Janas

Il grande toro di pietra dalla testa mozzata sovrasta le antiche dimore delle fate di Sant’Andrea Priu nella luce del tramonto. Comincio da lì, nella Sardegna nord-occidentale, la visita alle antiche Domus de Janas (case delle Streghe o delle Fate) che sono state scavate nella roccia trachitica di antiche eruzioni vulcaniche. Può sembrare strano, ma il rio quasi secco appena più a sud-ovest è il responsabile di una micidiale erosione che ha creato una gola poco profonda. Proprio qui, antichi uomini decisero di stabilire il luogo di contatto con l’aldilà, con il divino. L’intero versante sinistro del corso d’acqua è un promontorio di rocce vulcaniche costellato di caverne e cavità, come fossero tombe rupestri anatoliche o pueblos sudamericani. Invece è tutto patrimonio italico e, in aggiunta, molto più antico della gran parte delle civiltà mediterranee. Stiamo entrando in grotte scavate o ampliate artificialmente più di 4000 anni fa (qualche volta addirittura 5000). Sono tombe ricavate nella roccia da popolazioni che vissero nel Neolitico, prima fra tutte, la cosiddetta «Cultura degli Ozieri». Tale cultura fu propria di un popolo certamente venuto dal mare, dedito all’agricoltura e al culto del Sole e del Toro, simboli della forza maschile.

Muovendoci sulle tracce di questa cultura prenuragica, arriveremo a sfiorare l’origine misteriosa del popolo etrusco.

Alla luce del tramonto la roccia trachitica è cangiante, dal grigio al viola, a tratti ricoperta da licheni chiari che dipingono un paesaggio lunare. Altrove la roccia è aggredita dai licheni rosso ruggine tipici dei nuraghi di Sardegna. Al toro manca la testa, ma sono definite e ben salde le quattro zampe, probabilmente orientate secondo speciali punti dell’orizzonte, a guardia del mistero nascosto lì sotto. Entriamo dentro una delle grotte con Sergio Frau, giornalista di «Repubblica», convinto che un tempo il regno di Atlante dovesse trovarsi in Sardegna.

Per secoli gli uomini hanno cercato Atlantide in giro per i Sette Mari, oppure hanno creduto si trattasse solo di una metafora platonica. Invece era lì, davanti ai loro occhi, proprio dove la Sardegna sorge dalle acque del Mediterraneo. Lì si verificano le principali asserzioni di Platone a proposito di Atlantide: lì, si fanno tre raccolti l’anno in un clima eccezionalmente dolce, il sottosuolo è ricco di piombo, zinco e argento e la società è metallurgica dagli albori; lì vivono i Tyrsenoi, cioè i «costruttori di torri» – e i nuraghi non sono forse torri? – cioè gli antenati degli Etruschi (che, non a caso, venivano chiamati Tirreni) e magari pure dei Fenici e dei Cartaginesi. Ancora lì, infine, avviene la catastrofe: un terremoto e un maremoto che colpirono la più vasta pianura della Sardegna, il Campidano, distruggendo



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