Italia segreta. Viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo by Mario Tozzi

Italia segreta. Viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo by Mario Tozzi

autore:Mario Tozzi [Bluebook]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook gratuito - vietata la vendita
ISBN: 9788817039086
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
pubblicato: 2010-05-14T22:00:00+00:00


Un’autostrada etrusca sepolta

Dai tempi del Grand Tour, di gran moda nel Settecento, il viaggiatore inglese ha instaurato, soprattutto con l’Italia, un rapporto privilegiato. Il viaggio, inteso come essenziale forma di conoscenza, era l’indispensabile strumento educativo per affrontare la realtà: così, la scelta della nostra terra, ovvero l’Etruria, culla dell’antica civiltà etrusca, non era un capriccio. E molti viaggiatori britannici del Novecento sceglievano appunto l’Etruria come meta della propria iniziazione culturale, sebbene si fosse alle porte della Seconda guerra mondiale. Uno dei più famosi chiamò

Etruscan Places il suo resoconto di viaggio nelle straordinarie città dei morti, di cui ha scritto: «[La necropoli] è come una casa vuota: gli abitanti sono partiti e si attende il prossimo ospite. Ma, chiunque sia colui che se ne è andato, si è lasciato dietro un’atmosfera piacevole, che riscalda il cuore, che fa bene dentro. [...] Scavate nella roccia viva, assomigliano a case. [...] È una casa, un asilo» (D.H. Lawrence, 1932). Quei viaggiatori raggiungevano l’area delle necropoli attraverso la via Aurelia, oppure percorrendo la via Cassia, forse senza domandarsi come si muovessero gli Etruschi vivi per quella loro vasta e collinare regione.

Già, quali erano le strade degli Etruschi? Come si muovevano con i loro carri e i cavalli, visto che non si conoscono vestigia di strade interamente etrusche, a eccezione di qualche tratto all’interno di città, poi invase dai Romani? La risposta è, ancora una volta, sottoterra.

La prima strada extraurbana etrusca mai ritrovata, nei pressi di Capànnori, in provincia di Lucca, è stata riportata alla luce da un gruppo di archeologi (guidato da Michelangelo Zecchini, archeologo Unesco), protagonisti di questa scoperta eccezionale.

Sono sceso nel fosso poco profondo, che lascia affiorare un bel tratto di strada, nel momento in cui era stato appena liberato dalla soprastante, onnipresente, copertura romana. Da un lato all’altro della carreggiata ho misurato circa 7-8 metri: altro che strada, questa è una vera e propria autostrada, lungo la quale potevano passare addirittura quattro carri affiancati. Faceva parte di un sistema viario sorprendente che portava dal Tirreno (l’attuale Pisa) all’Adriatico (l’antica Spina). Un’autostrada, ancor oggi, quasi completamente interrata, che è stata riconosciuta attraverso l’analisi di immagini aeree e da satellite: una traccia labile ma comunque notevole, che un paese attento alla propria memoria avrebbe già interamente riesumato e recuperato alla fruizione e allo studio, rimane, invece, sepolta a diversi anni dalla sua scoperta. Ho preso in mano alcuni pezzi di ferro arrugginito che sono molto verosimilmente antichi chiodi, forse residui di ferratura di animali o di assemblaggio di carri e ruote. Insieme ai reperti di terracotta che sono stati ritrovati, quei ferri hanno permesso di attribuire alla via di comunicazione l’età di 500 anni prima di Cristo, precedente a gran parte delle opere stradarie dei Romani, che a fare le strade hanno imparato dagli Etruschi. Su 240 km ipotizzati sottoterra, oggi si possono percorrere solamente qualche decina di metri su grandi conci di arenaria (del tipo «macigno», cioè arenaria fatta di grani grossolani e durissima a causa del forte cemento naturale che la lega) erosi dal tempo e dagli agenti meteorici che li esfoliano a grandi superfici.



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