Jungle Guide by Alessandro Parravicini

Jungle Guide by Alessandro Parravicini

autore:Alessandro Parravicini
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori Libri Trade Electa
pubblicato: 2020-01-17T12:00:00+00:00


Funziona più o meno così: diciamo che per un titolo (ma anche per un indice di borsa) il mercato si aspetti una crescita del 10%. Quando escono i risultati, di solito gli analisti correggono le loro stime per il futuro più o meno della stessa percentuale risultante tra il dato effettivo e le previsioni. Invece del 10% la società ha fatto il 12%?

Si alzano di due punti le stime future. Al di là della spiegazione piuttosto rozza, emergono tre considerazioni principali:

1. il mercato prezza un tasso di crescita futura;

2. la variazione di questo tasso di crescita influenza l’andamento delle quotazioni;

3. la variazione del tasso di crescita dipende dalla differenza tra i risultati effettivi e le relative stime.

La variazione delle stime di crescita, pur rappresentando il fattore principale, non è l’unico a determinare il movimento delle quotazioni. A parità di stime (e del loro cambiamento) ci sono momenti in cui il mercato è più propenso a riconoscere un valore e altri in cui gli investitori sembrano adottare un atteggiamento più conservativo. Ciò dipende principalmente, ma non in via esclusiva, dalle aspettative sui tassi d’interesse.

Il valore di un’azienda quotata è fortemente legato alla sua capacità futura di generare ricchezza – intesa come i flussi di cassa che produrrà oppure in termini di utili o ancora sotto forma di dividendi pagati agli azionisti.

Dato che, come diceva il poeta, “del doman non v’è certezza”, per un ragionevole lasso di tempo, che potremmo rapportare all’incirca a cinque anni, gli analisti stimano le principali variabili economiche d’azienda (fatturato, costi, investimenti, debiti, tasse) in base alla storia della società, alle previsioni di crescita dell’economia nel suo complesso e del settore industriale di appartenenza, ai piani di sviluppo pluriennali che il management comunica periodicamente. Intorno al settimo anno a quei numeri così distanti nel tempo viene assegnata una valorizzazione forfettaria. Si ipotizza che da quella data in poi l’azienda cresca più o meno in linea con la crescita storica di lungo periodo del settore; e ciò consente di trattare finanziariamente quel valore futuro come una variabile fissa, una rendita da attualizzare (ovvero da riportare in valori monetari correnti) applicando un tasso di interesse che rappresenti il costo del capitale aggiustato per il rischio d’impresa. Questo valore terminale rappresenta di solito il grosso della valutazione complessiva della società (tipicamente almeno il 70%, ma a volte anche molto di più). A parità di condizioni, l’attesa di un rialzo dei tassi d’interesse coincide con una sensibile riduzione del valore attuale della somma futura e viceversa, impattando in misura rilevante anche sul valore dei suoi titoli.

Ecco perché un aumento dei rendimenti obbligazionari è generalmente un fattore negativo per le borse: anche se il rialzo del rendimento è moderato, e non determina un rallentamento economico, il costo maggiore del denaro impatta sulla valutazione dei flussi di cassa futuri stimati per l’azienda, e in aggregato per la borsa nel suo complesso, deprimendo il loro valore odierno (o valore attuale). È come se quel denaro futuro, riportato a oggi, valesse di meno; di qui il ridotto valore dell’azione.



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