Kabbalah by Harry Freedman

Kabbalah by Harry Freedman

autore:Harry Freedman
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2020-01-11T16:00:00+00:00


Sfumare i confini

Era raro che la Cabala cristiana venisse studiata come dottrina indipendente. Nella sua fase iniziale, Pico della Mirandola l’aveva considerata una delle tante verità antiche, pur definendola la più importante dimostrazione della fondatezza della fede cristiana. Anche Reuchlin, un cabalista più sistematico di Pico, aveva parlato di «Cabala pratica», cioè magia praticata con l’ausilio di tecniche cabalistiche, dunque libera da influenze pericolose o demoniache. E come il fiorentino, Reuchlin credeva che la Cabala avesse alcune cose in comune con l’antica filosofia di Pitagora.

Agli albori del XVII secolo, la Cabala si accompagnava ormai a diverse pratiche esoteriche diffuse; in quel complesso panorama dell’occulto, le più diffuse erano la magia, l’alchimia, l’astrologia, l’ermetismo e il pitagorismo. Gli occultisti che parlavano di Kabbalah non si riferivano dunque né alla teologia mistica dei saggi di Safed, né alla Cabala di Pico della Mirandola e Johannes Reuchlin. In effetti, molto di quanto veniva definito Kabbalah aveva assai poco a che fare con la Kabbalah vera e propria nelle sue due manifestazioni dottrinali. Nelle parole di Gershom Scholem, la Kabbalah «divenne una specie di bandiera, dietro la quale […] praticamente tutto poteva offrirsi al pubblico […] Il nome Kabbalah, con il brivido reverenziale che subito incuteva, comprendeva tutto».14

Per quanto ne sappiamo, il religioso italiano Giovanni Agostino Panteo era stato il primo a incorporare alcuni elementi cabalistici nell’alchimia del XVI secolo. Nelle sue formule applicava infatti la tecnica che prevedeva di trattare le lettere come numeri, per dimostrare che le parole delle diverse lingue potevano essere collegate tra loro mediante i rispettivi valori numerici. Panteo spiegava inoltre che nell’alfabeto latino il valore del termine alchemico che indica la «materia» equivale a settantadue, la stessa cifra che in ebraico corrisponde al supremo nome di Dio. Procedeva quindi ad associare i caratteri ebraici del Tetragrammaton divino a ciascuno degli elementi cardinali: aria, acqua, fuoco e terra. I valori numerici delle quattro lettere avrebbero poi rappresentato le rispettive proporzioni degli elementi nei diversi stadi del procedimento alchemico. Panteo non praticava la Kabbalah in quanto tale; la adoperava come strumento per portare avanti le proprie speculazioni alchemiche.15

Paracelso, alchimista svizzero e pioniere della medicina, impiegava la Cabala in aggiunta alla magia. Riteneva che l’unione delle due avrebbe permesso di accelerare i processi organici e di ottenere in un mese quello che la natura compie in un anno. Un dizionario della terminologia di Paracelso definiva la Cabala una «scienza divina che svela gli insegnamenti di Dio sul Messia, promuove il sodalizio tra gli angeli e i suoi adepti, elargisce la conoscenza delle cose naturali e allontana le ombre rischiarando la mente di luce divina».16

Dal momento che i confini fra le diverse pratiche occulte erano così sfumati, è facile trascurare gli elementi cabalistici infiltrati nella letteratura del XVI secolo. Nel suo affascinante lavoro Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana, Frances Yates in particolare ne mise in luce la presenza all’interno della letteratura classica del periodo. Abbiamo già visto che nella magia del Dottor Faust di Marlowe c’era una sfumatura di Cabala. Yates mostra



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