La città dei libri sognanti by Walter Moers

La città dei libri sognanti by Walter Moers

autore:Walter Moers [Moers, Walter]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Narrativa per Ragazzi
ISBN: 978-88-6918-604-2
editore: Salani
pubblicato: 2006-07-14T22:00:00+00:00


La stella delle catacombe

Quella che era cominciata come una specie di escursione nel mondo di sopra sembrava condurmi in sempre più oscuri mondi di sotto. Eravamo scesi in un settore del bosco in cui non c’erano quasi più bellezze di cristallo, ma solo nere formazioni carbonifere. Svolta dopo svolta, arrivammo in una galleria pianeggiante illuminata da candelabri che pendevano dal soffitto. Lungo il tragitto incontrammo alcuni librovori talmente coperti di fuliggine che non si riusciva quasi più a capire di che colore avessero la pelle. Portavano picconi o altri attrezzi da minatori, oppure spingevano carriole cariche di pezzi di carbone. Una miniera, dunque? Era abbastanza ovvio che ce ne fosse una, e che i librovori considerassero il carbone come un qualcosa di prezioso, di impagabile: era la fonte del loro calore e della loro luce.

Ma ecco venirci incontro un librovoro con un carretto sul quale, oltre al carbone, era caricato un diamante grezzo grosso come una zucca.

Golgo, Gofid e Danzelot non ci fecero quasi caso. Io solo sbarrai gli occhi, meravigliato, nel vedere quell’immenso tesoro, e continuai a guardarlo finché fu scomparso dietro una curva...

E se mi fossi ingannato? Forse non era un diamante, ma solo un pezzo di cristallo senza valore, un blocco di quarzo: dopo tutto non me ne intendevo molto. Quando ecco sopraggiungere un altro librovoro con una carriola sulla quale c’era proprio un diamante. Questo era perfettamente tagliato, e sapevo distinguere bene un diamante tagliato da un pezzo di cristallo di rocca. Era grande come il primo, e forse anche di più.

«L’avete visto?» domandai. «Quel diamante?»

«Sì, sì» fece Gofid. «Certo».

«Voglio dire... era grosso come una zucca».

«Già» commentò Golgo. «Piuttosto miserello».

Ero così stupito che smisi di far domande. Ci imbattemmo in altri librovori, carichi di ceste piene fino all’orlo di diamanti, però Golgo, Gofid e Danzelot li ignorarono o quasi.

Dopo un’altra curva l’illuminazione divenne più intensa e chiara. Dovevano esserci molte candele accese al di là della svolta verso la quale ci dirigevamo, e da dove udii venire anche un mormorio di più voci, oltre che rumori di percussione e di trascinamento. Appena girato l’angolo, lo spettacolo che vidi mi bloccò il respiro. Era una grotta lunga, non troppo alta, di nero carbone nella quale scintillavano migliaia, forse addirittura milioni di diamanti. Erano almeno un centinaio i librovori che ci si muovevano, intenti alle più diverse attività. E canticchiavano a bassa voce, tutti insieme, un’allegra melodia.

«Questo è il nostro parco dei diamanti» spiegò Golgo. «Non è vario e multiforme come il bosco dei cristalli, però in compenso il frutto che raccogliamo qui è notevolmente più prezioso».

Non avevo parole. Mi ero sempre creduto indifferente alle ricchezze terrene, però la vista della camera del tesoro dei librovori mi aveva fatto ammutolire.

«Abbiamo scoperto questa caverna tanto tempo fa» disse Golgo. «All’epoca era molto più piccola. Dovevano averla aperta gli gnomi rugginosi. Da allora l’ampliamo costantemente e troviamo riserve sempre maggiori di diamanti. Proviamo a scendere!»

Percorremmo una scala scavata nel carbone che penetrava nelle profondità della caverna. Sempre in silenzio, mi guardai attorno stupefatto.



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