Viaggi fantastici by Jules Verne

Viaggi fantastici by Jules Verne

autore:Jules Verne [Verne, Jules]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2008-04-14T22:00:00+00:00


VI

A TUTTO VAPORE

A quel grido, l’intero equipaggio si precipitò incontro al fiociniere: comandante, ufficiali, mastri, marinai e mozzi, fino ai meccanici che abbandonarono le macchine e i fuochisti le loro caldaie.

Era stato dato l’ordine di stoppare, e la fregata procedeva a velocità normale.

L’oscurità era profonda, e quantunque gli occhi del canadese fossero molto buoni, io mi chiedevo che cosa avesse visto, e che cosa avesse potuto vedere; il cuore mi batteva molto forte. Ma Ned Land non s’era ingannato, e tutti potemmo scorgere l’oggetto che egli indicava con la mano.

A circa due gomene a dritta dell’Abraham Lincoln sembrava che il mare fosse illuminato dalla profondità. Non era certamente un semplice fenomeno di fosforescenza, e non ci si poteva ingannare. Il mostro, immerso parecchie tese sotto la superficie dell’acqua, mandava questo bagliore intenso e inesplicabile, ricordato nei rapporti di molti capitani. Quella magnifica irradiazione doveva essere prodotta da una sorgente di grande forza luminosa. La zona di luce disegnava sul mare un immenso ovale molto allungato, nel centro del quale si condensava un focolare ardente, dalla luce abbagliante, che andava lentamente scemando.

«Non è altro che un agglomerato di molecole fosforescenti» esclamò un ufficiale.

«No, signore» ribattei convinto; «conchiglie o pesci non potrebbero mai produrre una luce così potente. Questo splendore è di natura essenzialmente elettrica… d’altronde, ecco! si scosta, si muove, avanti e indietro! si scaglia contro di noi.»

Un grido generale si udì dalla fregata.

«Silenzio!» ordinò il comandante Farragut. «La barra a sopravvento, tutta! e macchina indietro!»

I marinai si precipitarono alla barra, e i meccanici alle macchine. Il vapore fu immediatamente frenato, e l’Abraham Lincoln, piegando a sinistra, descrisse un semicerchio.

«Timone a dritta, e macchina avanti!» gridò il comandante Farragut.

Gli ordini furono eseguiti, e la fregata si allontanò rapidamente dal punto luminoso.

O meglio: volle allontanarsi, ma il mostro sconosciuto si riaccostò con una velocità doppia della sua. Eravamo tutti presi dall’emozione; lo stupore, più che il timore, ci teneva muti e immobili. L’animale ci inseguì giocherellando intorno alla fregata che filava a quattordici nodi, e l’avvolse con la sua luce come con un pulviscolo luminoso; poi si allontanò due o tre miglia lasciandosi dietro una striscia fosforescente, paragonabile ai gettiti di vapore che lascia una locomotiva. D’un tratto, dagli oscuri confini dell’orizzonte, dove era andato a prendere lo slancio, il mostro mosse improvvisamente verso l’Abraham Lincoln con una rapidità spaventosa; si fermò di colpo a venti piedi, e si sommerse, non però sprofondando adagio adagio, poiché la sua luce non diminuì gradatamente, ma di colpo, come se la fonte di quel flusso luminoso si fosse improvvisamente inaridita! Poi riapparve dal lato opposto della nave, sia che le avesse girato attorno sia che fosse passato sotto la carena.

Da un momento all’altro poteva avvenire un urto che ci sarebbe stato fatale.

Nel contempo, io mi meravigliavo delle manovre della fregata; fuggiva e non assaliva; era inseguita, mentre doveva inseguire, e lo feci osservare al comandante Farragut, che, generalmente impassibile, aveva dipinto sul volto uno stupore indefinibile.

«Signor Aronnax» mi rispose, «non so con quale essere formidabile ho a che fare, e non voglio arrischiare imprudentemente la mia fregata in questa oscurità.



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