La Genesi spiegata da mia figlia by Baharier Haim

La Genesi spiegata da mia figlia by Baharier Haim

autore:Baharier Haim
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2015-03-10T16:00:00+00:00


Cala il sipario

«Non è bene» – per alcuni traduttori «non è buono» – «che l’uomo rimanga solo» (Genesi, II, 18).

L’uomo era perfetto e questo non era bene. Dice il Midràsh che la bellezza di Adamo era tale da ingannare gli angeli, i quali, scambiando la creatura per il Creatore, ne tessevano le lodi cantando.

Adamo è un essere finito nello spazio e nel tempo, ma eternamente bello e trasparente, senza confini. È uomo e donna.

Un essere androgino, azzarda un Maestro del Talmud. Ma subito un altro Maestro lo corregge: non ci può essere mistura, compromesso, in un essere siffatto. È totalmente uomo e totalmente donna, creatura bifronte.

Il divino allora, non geloso ma perplesso, rimedia. Fa calare sull’uomo un torpore. Adamo, prima in ogni dove, adesso si accascia e si contrae. Conosce il tempo e si prosciuga.

Improvvisamente piccolo, corrugato, si sgrava di un essere più grande e meraviglioso: la donna. La madre, la compagna: finalmente l’essere umano.

Rimediare ad Adamo, per i traduttori dal bisturi facile, è creare la donna a partire da una costola.

Una traduzione meno libera (!) ci fa leggere: «[...] opacizzò uno dei suoi lati [di Adamo]».

Anche in questa traduzione, la sensibilità moderna, addomesticata dalla medicina, fa perdurare il senso di una macchia sulla radiografia, dell’appressarsi di un’asportazione. La donna si costituisce da una neoplasia.

Il disdicevole pregiudizio della donna che nasce da un’estirpazione, dunque creatura minore, sembrerebbe confermato dalla tradizione ebraica: la donna che partorisce un maschio è ritenuta impura per una settimana (Levitico, XII, 2); se è partorita una femmina, l’impurità è di due settimane (Levitico, XII, 5).

Per fare chiarezza, per annullare un’apparente ingiustizia, l’invito è solitamente quello ad astrarre. I maestri del Talmud, al contrario, si avvinghiano ancora di più alla carnalità generativa. Se nell’accoppiarsi tra uomo e donna, affermano, è preponderante la sostanza femminile, nascerà il maschio.



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