La mediocrazia (Italian Edition) by Alain Deneault

autore:Alain Deneault [Deneault, Alain & Boi, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Business & Money, Accounting, Managerial, Management & Leadership, Corporate Governance, Management, Project Management, Personal Finance, Politics & Social Sciences, Philosophy, Ethics & Morality, Social Philosophy, Business Life, Personal Success, Foreign Languages, Italian, Business & Economics
Amazon: B06VSV4BBP
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2017-02-08T23:00:00+00:00

Esperti di rinforzo

Gli «esperti» volano in soccorso degli oligarchi finanziandoli non appena questi ultimi ricadono nei difetti che conosciamo: corruzione, doppiezza, mediocrità. Il governo del Québec si scopre impantanato in una faccenda di malversazioni che coinvolge Arthur Porter, un amministratore accusato di frode esiliato alle Bahamas? L’interessato sa di poter contare sui suoi scienziati di fortuna in televisione, un professore di scienze dell’amministrazione dell’Università di Sherbrooke e un apostolo che teorizza la «governance». Il 4 marzo 2013, ospiti della trasmissione di Anne-Marie Dussault, Messaud Abda e Michel Nadeau recitano con calma la loro lezione a proposito del fraudolento personaggio, affermando in sostanza che era del tutto naturale che si vedesse in lui un uomo probo e degno. La sua «tabella di marcia» non era forse «straordinaria ed esemplare»? dirà il primo, che si vanta di studiare la criminalità finanziaria. Indubbiamente il suo profilo era «inappuntabile», rincara il secondo. Dopotutto era un immigrato africano passato per Oxford, Cambridge e Toronto, amico di Stephen Harper che lo ha nominato ai servizi per le informazioni e la sicurezza, e intimo anche di Philippe Couillard. E prima non era stato consigliere di George Bush? E di nuovo il primo è pronto a rilanciare, prodigo di «Oh!» e «Ah!»: Porter si «attardava» negli uffici dei servizi segreti e possedeva capacità seduttive pari a un Bernard Madoff… Ma ciò avrebbe dovuto rassicurare chi, oltre gli esperti di «governance»? (Va detto che, a furia di essere ripetuto – non meno di quindici volte in un breve testo del Devoir del 6 dicembre 2013 firmato Yvan Allaire, un altro apostolo della «governance» – questo termine, assente dal nostro vocabolario solo qualche anno fa, sembra quasi prendere consistenza.) Tutti gli altri si domandano invece da quando il passaggio nei circoli dell’oligarchia, nei servizi segreti e nei vari ambiti altolocati del potere statunitense garantisca un qualunque rigore morale e un alto senso della cosa pubblica. In poche parole, l’élite del Québec si sarebbe trovata «abbagliata» da una candidatura così inoppugnabile. Gli «esperti» si sarebbero mostrati incapaci di intuizioni sociologiche migliori. Niente sul millantato credito, niente sul lobbismo, niente sullo scambio di favori con tutti i maneggioni di tante reti affaristiche. Niente neppure sul modo in cui i paradisi fiscali consentono di nascondere in maniera sistematica gli atti fraudolenti. Perché indugiare su simili bazzecole quando si può fare un’inversione a U mostrandosi capaci di reagire alla “sorpresa” e spiegare subito, con dovizia di particolari, le potenziali pratiche fraudolente dell’interessato e le ragioni di tale stato di fatto? La scienza della governance consiste nell’arte del second guessing, nel giudicare con il senno di poi.

Oppure questa scienza cerca di nascondere a monte gli oltraggi del regime stesso, perché nulla sia rimesso in discussione. Se un magnate della stampa nonché investitore di primo piano come Pierre-Karl Péladeau prende l’estrema decisione di lanciarsi in politica e si appresta persino a ottenere il seggio di capo dell’opposizione, Michel Nadeau si affretterà a concepire un meccanismo che gli permetta di esercitare i suoi vasti poteri con apparente legittimità.

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