La nazione populista by Marco Meriggi;

La nazione populista by Marco Meriggi;

autore:Marco, Meriggi; [Meriggi, Marco ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815367167
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00


5. L’apprendistato politico del “popolo” reazionario

Si trattava di un settore della società che non era abituato a concepire sé stesso come possibile soggetto politico, visto che tradizionalmente considerava la politica come una prerogativa esclusiva delle teste coronate; una cosa da regnanti, non da sudditi. Ora, però, quel mondo stava cominciando a costruire un proprio spazio politico speculare a quello rivendicato dei liberali. Di questi ultimi ribaltava, sì, i valori, ma di fatto – politicizzandosi a sua volta– mostrava di averne assimilate e fatte proprie le modalità di aggregazione e di espressione, disponendosi nella scala dimensionale caratteristica della politica di massa, e cercando attraverso la mobilitazione attiva i materiali di costruzione della propria identità collettiva. Ci si trovava davanti – ha osservato Amerigo Caruso, affrontando, in un denso studio comparativo dedicato al discorso conservatore nella Prussia e nel regno di Sardegna del medio Ottocento, un tema strettamente imparentato con il nostro – a una metamorfosi epocale del significato tradizionale della politica[29].

Quest’ultima, infatti, in precedenza terreno al tempo stesso riservato ai sovrani e inibito ai sudditi, era stata dalla rivoluzione francese in avanti rivendicata come cosa propria dai cittadini di orientamento progressista. Ma quella cui ora si assisteva era un’ulteriore evoluzione, perché a sperimentare il proprio apprendistato alla politica si faceva avanti una porzione di società che mostrava di sentirsi estranea ai moderni ideali di cittadinanza. Sempre di sudditi si trattava. Ma, a differenza dei sudditi tradizionali, devoti e dimessi al tempo stesso, quelli di cui abbiamo cominciato a fare la conoscenza impegnati nella mobilitazione anticostituzionale invadevano di fatto un terreno dal quale la logica di antico regime li avrebbe in passato senz’altro esclusi, e sperimentavano una sfera di comunicazione che – a dispetto dei contenuti contingenti di timbro passatista dei quali si alimentava – apparteneva comunque al tempo della modernità[30]. Anche la reazione alla rivoluzione, se esercitata nella forma dell’attivismo militante di gente comune, era da considerare, cioè, qualcosa di moderno[31]. E in questo caso ciò cui ci si trovava davanti non era affatto l’applicazione della famosa ricetta proposta da un capofila del pensiero reazionario europeo, come Joseph de Maistre. Egli aveva teorizzato la controrivoluzione come "contrario di rivoluzione", ovvero come fenomeno contraddistinto dal rifiuto tout court della politica e, al tempo stesso, dall’ identificazione esclusiva di quest’ultima con la prassi dei rivoluzionari. Quella della campagna anticostituzionale si presentava, invece, come una "rivoluzione al contrario", visto che consisteva nell’ardita appropriazione del terreno incandescente della politica (e della modernità) da parte del mondo reazionario, ovvero nell’utilizzo e nel riadattamento legittimista di una forma di attivismo politico originariamente di matrice liberale-progressista[32].

Veniva così prendendo forma, strutturandosi attorno a plurime reti di aggregazione clientelare su base territoriale, un nuovo patriottismo monarchico di segno reazionario, che per il momento si mostrava in grado di dare scacco al patriottismo costituzionale che aveva rappresentato il minimo comun denominatore dell’intero schieramento liberale europeo durante la tempesta del 1848.

E, tuttavia, come sappiamo, a Napoli di una non lontana riapertura delle Camere si stava ancora valutando l’eventualità, quando, nell’agosto 1849, il fronte legittimista avviò la campagna anticostituzionale.



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