La piuma del ghetto by Antonello Capurso

La piuma del ghetto by Antonello Capurso

autore:Antonello Capurso [Capurso, Antonello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, General, History, Europe, Modern, 20th Century, Holocaust, Sports, Jewish, Fiction
ISBN: 9791222100623
Google: Z1-mEAAAQBAJ
editore: Gallucci
pubblicato: 2023-01-12T23:00:00+00:00


XXIX

La casa

La famiglia aveva passato la giornata in giro. Ester, in seguito, non ha saputo ricordare esattamente dove.

Solo quando era giunta la sera e non si erano più visti tedeschi in giro, Lelletto, Ester, Marco e Bellina avevano deciso di rientrare in casa. Eppure il pericolo restava e nessuno poteva allontanare la paura di essere sorpreso nel sonno. L’idea migliore fu quella di andarsene a dormire in cantina.

Questa cantinetta, già di dimensioni minime e per di più ingombra di vecchi mobili rotti, aveva in alto una finestrella, quasi una fessura, sistemata al livello del pavimento stradale, da cui prendeva un minimo di luce e aria.

Ester e Lelletto avevano sparso in terra vestiti e coperte, e si erano sistemati come possibile.

Ma dalla finestrella, quella notte, era entrato il suono pesante e inconfondibile degli stivali tedeschi. Il rumore aveva svegliato Elio. Il bambino, già che c’era, forse a causa del freddo e dell’umido, aveva dato un colpo di tosse. Ester, con il cuore in gola, si era precipitata a mettergli una mano sulla bocca. Per qualche secondo il tempo era restato sospeso. Poi i passi si erano allontanati, Elio aveva ripreso sonno, e Lelletto, restato sveglio, si era messo di guardia fino al mattino.

In cantina erano andati a dormire anche domenica. Poi, lunedì mattina, si era sparsa la voce che le persone portate via il 16 e rinchiuse al Collegio militare, venivano trasferite alla stazione ferroviaria Tiburtina per essere caricate su un treno merci in partenza. Nessuno della famiglia Èfrati era su quel treno, nessuno era stato preso, e la cosa sembrava straordinaria e fortunosa.

Qualche giorno dopo, di primo pomeriggio, era venuta a bussare alla porta di casa una signora.

Era una vicina, con cui i rapporti erano sempre stati formali ma cordiali, anche se lei e il marito, piuttosto anziano, si davano grandi arie per il fatto di possedere un negozietto. Però non si erano mai interessati di politica, e anzi pensavano che tutte quelle storie sulle razze e sul razzismo fossero una roba di filosofia, castelli in aria che fanno comodo ai gran signori ma non servono a guadagnarsi la giornata.

Ester aveva fatto entrare la donna, sorridente e imbellettata a dovere, come conviene quando si va in visita, ma con un vestito evidentemente di qualche anno prima, perché indossarlo per questa signora era stata una vera sfida, essendo lei sovrappeso oltre ogni dire, a dispetto della fame generale e dei tempi di guerra: forse, si diceva in giro, grazie agli affari che faceva il marito con la borsa nera.

«Signora Ester, volevo parlarle di una certa cosa che forse poteva interessarvi, ma se siete occupata ripasso…»

«No, non disturba, prego… vuole un caffè? È di cicoria ma di questi tempi…»

«Non si incomodi, l’ho già preso. Di cicoria anche il mio, che dobbiamo fare… ci arrangiamo tutti, come si può»

«Lelletto, fai accomodare la signora»

Lelletto, nel soggiornino, aveva offerto una sedia.

«Grazie… ah, quanto si sta bene seduti! Uno corre tutto il giorno…»

«Eh sì, a chi lo dice…» aveva concordato Ester.

Accomodatasi al tavolo al centro della



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