La sfida by Norman Mailer

La sfida by Norman Mailer

autore:Norman Mailer
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788858406298
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2012-06-04T22:00:00+00:00


9. Il re dei tirapiedi

Hunter Thompson era alto e slanciato come un mediano della squadra di una piccola università. Benché fosse mezzo calvo e oltre la trentina, non aveva perso quell’aria. Magari soffriva le pene dell’inferno, ma il suo dolore non si manifestava se non sulla fronte alta, di solito imperlata di sudore. Thompson sudava. Era l’unico prezzo che sembrava pagare per ingoiare più farmaci regolatori dell’umore di qualsiasi bravo scrittore vivente. Probabilmente solo un centinaio di uomini al mondo erano in grado di bere più birra di lui. Indubbiamente aveva una costituzione formidabile. Ma ormai era così teso che bastava toccarlo con un dito sulla pancia per farlo strillare. Era un fascio di nervi in equilibrio su un altro fascio di nervi che a sua volta viaggiava su cigolanti pattini a rotelle. Era lì per conto di «Rolling Stone», e odiava il rapimento felice di tutti coloro che erano venuti per godersi l’incontro. Odiava quell’incarico. Dopo un’occhiata a Kinshasa aveva cercato di noleggiare un aereo per Brazzaville.

Ma naturalmente non l’aveva trovato. Il disastro nazionale dello Zaire non rivolgeva la parola al disastro civico di Brazzaville. Tre giorni prima del combattimento Hunter aveva ancora una faccia come se avesse già scritto l’articolo da Brazzaville. Era in uno stato di shock. Sembrava un mediano che è stato placcato al collo e cammina in punta di piedi. Nel bar all’ultimo piano dell’Inter-Continental, aveva detto: «Cattivo Genêt» con l’ingenuo stupore di un protagonista che sente collisioni indicibili nella testa, in gola e dentro l’esofago mentre la birra e la schiuma si urtano a vicenda.

Quando Mailer pensava a Don King, lo associava all’osservazione di Thompson, «un cattivo Genêt». Non sembrava esserci un materiale più adatto al sensazionale ripudio che Hunter riservava alla follia organizzata. Eppure ogni bravo scrittore sapeva che in quel caso la satira sarebbe stata una violazione eccessiva. Era come arrivare in una zona aurifera e scoprire che ciò che luccicava non era oro, ma roba da mangiare, per metà letame e per metà manna di colore giallo. Se King fosse stato un bianco, sarebbe stato possibile fare su di lui un lavoro stentoreo: un traffichino con il genio della volgarità. Invece in quanto nero era un genio che gestiva anche un traffico, un’altra personificazione di quella filosofia organica che ora, con un ritardo di secoli, usciva dalla savana e dalla foresta pluviale. Il mondo tecnologico, immerso nella confusione di un razionalismo deragliante, poteva aver bisogno della cultura nera. «Ali riesce a motivare persino i morti» aveva detto King, e parlava di un potere umano naturale. Alcuni lo possiedono in misura maggiore di altri. Ali lo possiede. Motiva i morti. Un talento non comune ma neppure irreale.

Ovviamente Don King, senza saperlo, sembrava avvolto dallo stesso manto filosofico di Ogotemmêli. Ogni essere umano nasce, dice il saggio Dogon, con due anime, una di sesso maschile, l’altra di sesso femminile. Due persone distinte che condividono lo stesso corpo. L’anima femminile dell’uomo si trova nel prepuzio. La parte maschile della donna vive nel clitoride. Siamo di nuovo a La politica del sesso.



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