La storia come pensiero e come azione by Benedetto Croce

La storia come pensiero e come azione by Benedetto Croce

autore:Benedetto Croce [Croce, Benedetto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2023-01-15T00:00:00+00:00


II.

LA STORIOGRAFIA POLITICA

L’adeguamento, accennato di sopra, della storia meramente politica alla storia militare e a quella economica e alle altre che riguardano l’aspetto utilitario, per sé considerato, del corso storico, susciterà qualche dubbio e qualche difficoltà, quando si corra col pensiero alle storie che erano, e sono ancora, definite «politiche», a contrasto con le storie della civiltà, le quali si levarono di fronte a loro e ne accusarono, col fatto della loro presenza, oltreché con la polemica teorica, la manchevolezza. Sembra improprio fare rientrare le «storie politiche» nel concetto di una trattazione configurata, al pari della storico-militare e della storico-economica, dal puro bisogno tecnico sia degli uomini di stato e diplomatici, sia dei militari e degli economisti. Né quelle del Machiavelli e del Guicciardini, né le antiche di Tucidide e di Livio, né le innumeri altre che ne ripetono il tipo, e che poi si dissero «politiche» o «degli stati», sono condotte con siffatto spirito. Ma la nostra definizione, in verità, non si riferisce ad esse, ed ha origine, invece, dagli effetti della polemica di cui esse furono segno e della nuova e più ampia idea di una «storia civile», e attesta una consapevolezza più precisa di ciò che una storia meramente politica può e deve essere: consapevolezza che non poteva acquistarsi se prima non si poneva il principio che ne ha scomposto la vecchia forma e rende necessario di ricomporla nella nuova.

Quelle vecchie storie, invece, erano intese né più né meno che come storia per eccellenza o storia senz’altro, dell’uomo nella sua attività eminente e dominante tutte le altre. Affatto naturalmente, nella prima riflessione, tentandosi di segnare un’attività principale e discernerla dalle minori e dipendenti, le cose politiche e, congiunte con esse, le guerresche, dovevano assorgere al primo piano, e le narrazioni distendersi quasi esclusivamente nelle vicende degli stati, delle fondazioni e degli ampliamenti e delle decadenze e rovine, e delle loro lotte esterne e interne. Nel pensiero o nell’immaginazione comune questa, oggi e sempre, è la sola storia che conti o la storia senz’altro; e questa si vede che ogni giorno il volgo sta a guardare a bocca aperta nel suo succedersi attraverso le notizie telegrafiche e telefoniche dei giornali, ignaro di ogni altra. Per penetrare di là da queste manifestazioni vistose e rumorose nella profonda vita spirituale dove solamente si trova il loro significato, sarebbe stata necessaria l’ansia per certi ordini di indagini, dalla quale greci e romani non erano ancora travagliati, e una esperienza di concetti speculativi, che essi preparavano, senza dubbio, con le loro filosofie, ma che attualmente non possedevano. Neppure il cristianesimo, nonostante la sua superiore coscienza morale, poté rendere intima a sé quella storia esterna, perché, sostituendo esso al dramma della vita terrena un dramma ultraterreno, toglieva alla storia umana autonomia e valore: tantoché la storiografia pur si serbò in qualche modo nell’alto medioevo solo per l’impossibilità di distaccare recisamente l’uomo dal mondo, il pensiero dalla storia, della quale qualche brandello fu afferrato e tenuto stretto in pugno; e quando nei secoli seguenti



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