Poesie by Salvatore Di Giacomo

Poesie by Salvatore Di Giacomo

autore:Salvatore Di Giacomo [Di Giacomo, Salvatore]
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 2013-09-01T22:00:00+00:00


È con Ariette e sunette e Ariette e canzone nove che il Di Giacomo ci consegna il profilo suo più vero di poeta di squisita finezza e di delicata e sottile sensibilità. Nella filigrana di un tessuto lirico sapientemente modulato, legato alle valenze euritmiche di una diffusa, semplice eleganza, elementi fondamentali della natura (il cielo, la luna, l’aria, le stelle, il vento, l’acqua) magicamente trascorrono carichi del dono di un’archetipica purezza, portatori di un tempo intatto, colti in una chiarezza di intuizione che è espressione genuina del reale, afflato lirico dischiuso, tra risonanze e auscultazioni finissime, alla fluttuazione emotiva dell’abbandono melico. Sono momenti in cui il poeta ha raggiunto le cifre più convincenti della sua lirica (i toni alti, per intenderci, ai quali per altra via perveniva, con più intensa carica di tragicità, l’esperienza del novelliere e del drammaturgo), forgiandosi un verso duttile e musicale, atto a stabilire – nel prezioso respiro di timbri brevi – felici rapporti tra interno ed esterno, a instaurare analogie tra l’uomo e la natura. Si tratta di un registro espressivo ove si attuano, giocando sulla capacità mitologico-evocativa, le personificazioni di Amore, del Sonno, della Morte, del Tempo – e ciò in maniera massiccia in Vierze nuove, testimonianza lirica cronologicamente intermedia, percorsa dal senso amaro della struggente labilità di tutto e fermata a un’ombra di morte come sospesa – e ove il cuore, la montagna, l’acqua, le zampogne hanno una voce, chiedono la grazia sublimante della parola. L’artista ci consegna inoltre una pagina tramata di umbratili intimità, di tenerissime accoratezze, di fremiti appena percettibili; raddolcita in sommesse immalinconite sospirosità (e forse trascorre qualche velo meditativo), che ha le cadenze sfuggenti e rarefatte di una temperie tutta crepuscolare («Nu pianefforte’e notte/ sona luntanamente,/ e ’a museca se sente/ pe ll’ aria suspirà.») e, tra gli evanescenti disegni di ore inclinate alla sera, le vibrazioni sofferte di un patetico piccolo incantamento («Arillo, animaluccio cantatore,/ zerri-zerre d’ ’a sera/ ca nun te stracque maie,/ addó te si’ annascosto?/ ’A dó cante? Addó staie?»).

G. Amoroso, Salvatore Di Giacomo, in G. Mariani e M. Petrucciani (diretta da), Letteratura italiana contemporanea, vol. I, Roma, Lucarini,1979



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