La vita a rate by Gianluigi Paragone

La vita a rate by Gianluigi Paragone

autore:Gianluigi Paragone [Paragone, Gianluigi]
Format: epub
ISBN: 9788858522981
editore: Piemme
pubblicato: 2019-06-30T16:00:00+00:00


Miliardi di… dati

Pensate che il quadro appena fatto possa bastare? Non ancora per me, perché c’è dell’altro. Apple, Alphabet (Google), Microsoft, Amazon e Facebook, in forza dei loro utili, costituiscono di fatto grandi fondi di investimento di cui si sa poco: messi assieme, però, fanno qualcosa come 380 miliardi di dollari. Dove viene investita tutta questa ricchezza? L’ufficio studi di Mediobanca calcola che circa 320 miliardi trovano il loro destino in titoli a breve termine, la metà dei quali del Tesoro americano. Altri investimenti, invece, vanno in obbligazioni societarie e in titoli strutturati ad alto rischio. Senza considerare il gioco al riacquisto dei propri titoli che fanno in Borsa, con la conseguenza di dopare il valore delle azioni. Ma andiamo (ancora) oltre. Solo gli investimenti in titoli valgono, sempre secondo questo studio, il 25% del totale dell’attivo di bilancio delle Big Tech: giusto per capire il possibile peso finanziario di queste entità e dunque anche “politico”.

Alla luce di quanto stiamo delineando non è più tanto difficile capire la mostruosa complessità di questi nuovi padroni del mondo.

Io lo so quello che state pensando. E lo so, almeno io, non perché abbia i vostri dati in mano ma semplicemente perché è una delle osservazioni che più frequentemente mi pongono quando discuto di queste cose: «Se la tecnologia mi semplifica la vita, la quotidianità, che paura devo avere? Se mi comporto correttamente, che problemi mi può dare questo mondo? Ci guadagnano loro, ci guadagno anch’io. E se una cosa non la voglio, non saranno loro a convincermi…».

Ma è davvero così? Davvero si può affermare che la dimensione digitale garantisca diritti e libertà? Entriamo nelle “loro” storie aziendali e vediamo cosa salta fuori.

«Fai la cosa giusta» ti dice Google. Ma giusta per chi? Per il noi che vogliamo essere o per il noi che invece stanno costruendo loro grazie alle tracce che lasciamo in rete?

Senza arrivare a scomodare la filosofia e il libero arbitrio, domandarselo è comunque d’obbligo: ma quanto siamo davvero liberi nelle nostre azioni? Ve lo ricordate ancora l’Albertone di quando giocavamo nel pratone? Ecco, siamo sempre lì: la sua prepotenza decide se è gol, se è rigore, se è fallo. Decide i nostri comportamenti; insomma, sceglie chi vince e chi perde.

Ci sono azioni che forse non avremmo voluto compiere se fossimo stati pienamente liberi; frasi e pensieri che non avremmo adottato se non fossimo costantemente “contagiati” da una certa campagna di condivisioni, senza tregua; acquisti che non avremmo voluto portare a termine senza un feroce pressing pubblicitario. Così come ci sono film, libri e canzoni che comunque perdiamo, perché qualcuno ci ha consigliato di vederne, leggerne e ascoltarne altre; ci sono notizie di cui non abbiamo conoscenza o percezione, perché i nostri filtri limitano il nostro notiziario. E ci sono persino scelte politiche che vengono indotte, perché certe campagne social e certe condivisioni ti portano in quel campo e lì ti trattengono coi meccanismi dei filtri.

Nulla di inedito, per carità, ma i nuovi padroni dei nostri dati ci stanno riportando a



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