L'assedio della Mecca. La rivolta dimenticata, la nascita di Al Qaeda e la genesi del terrore by Yaroslav Trofimov

L'assedio della Mecca. La rivolta dimenticata, la nascita di Al Qaeda e la genesi del terrore by Yaroslav Trofimov

autore:Yaroslav Trofimov [Trofimov, Yaroslav]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, World, Modern, 20th Century, Political Science, Terrorism
ISBN: 9788854116955
Google: 23aQQgAACAAJ
Amazon: 8854116955
editore: Newton Compton
pubblicato: 2016-04-01T04:00:00+00:00


La Grande Moschea restava saldamente nelle mani di Juhayman. I cospiratori all'interno festeggiavano pregando: grazie alla protezione che Dio offre ai fedeli, l'esercito saudita, benché non inghiottito dalla terra, non era stato in grado di nuocere ai difensori del Mahdi. Dai minareti, i cecchini contemplavano il paesaggio di membra avvolte di fuliggine, proiettili esplosi e marmo bucherellato che emergeva da sotto il fumo acre.

Benché preoccupata dalle prodezze dei ribelli sul campo di battaglia, la Casa di Saud non sembrava intenzionata a mollare la presa: il consiglio di guerra dei principi decise di continuare l'offensiva, inviando nella trappola mortale della Grande Moschea i ranger del Sesto Battaglione Paracadutisti dell'esercito saudita, che erano appena arrivati.

Il battaglione, solitamente di stanza nella città settentrionale di Tabuk, era comandato dal colonnello Nasser al Homaid. Molti dei suoi ranger erano stati addestrati in Francia e, a differenza dei membri della Guardia Nazionale, morivano dalla voglia di buttarsi nella mischia, per nulla impensieriti dall'assenza di una fatwa degli ecclesiastici.

Uno degli ufficiali addestrati in Francia, un capitano ventottenne di nome Abu Sultan, si sentiva personalmente offeso dall'attacco di Juhayman: nel periodo precedente la conquista della città santa da parte di al Saud, il nonno di Abu Sultan aveva prestato servizio come capo della polizia della Grande Moschea.

Uomo snello ed emotivo con un paio di baffetti corti, il capitano Abu Sultan aveva trascorso le prime ore della rivolta telefonando freneticamente alle sue conoscenze della Mecca per raccogliere qualsiasi notizia disponibile sul santuario. Mercoledì, il secondo giorno dell'occupazione, il suo battaglione era stato messo in allerta e, dopo la preghiera di mezzogiorno, imbarcato su aerei da trasporto C-130. Abu Sultan, che era sul primo aereo, era arrivato in prossimità della Grande Moschea nel pomeriggio.

I soldati già a terra accolsero i nuovi arrivati con una notizia poco rassicurante: i ribelli della Grande Moschea, spiegarono, sparavano bene e ogni volta che premevano il grilletto un uomo in uniforme veniva solitamente abbattuto.

La missione dei ranger di Tabuk, come quella dell'unità del defunto maggiore Shaaman, consisteva nel penetrare nella sontuosa galleria che costeggiava il sentiero tra le colline di Marwa e Safa. Nel tentativo di oltrepassare la Porta della Pace, sul lato orientale della galleria, gli uomini del maggiore Shaaman erano stati sopraffatti, quindi il Sesto Battaglione avrebbe provato una strada alternativa, irrompendo nella struttura dall'estremità settentrionale di Marwa e poi procedendo verso sud, facendo particolare attenzione ai pericoli in agguato attorno all'infausta Porta della Pace.

Quando, il giovedì mattina, il colonnello Homaid descrisse il suo piano d'azione, uno dei principi - probabilmente il principe Nayef - lo ascoltò con impazienza e, poi, richiese un attacco immediato. Il colonnello, consapevole della terribile quantità di vittime tra le unità che avevano tentato di prendere d'assalto la Grande Moschea, suggerì che sarebbe stato meglio aspettare la notte: accecati dai riflettori, sostenne, i ribelli non sarebbero stati in grado di distinguere la forza d'attacco.

Il principe Nayef, uomo corpulento e volubile abituato all'obbedienza incondizionata, si infuriò. A detta di qualcuno, urlò al colonnello Homaid: «Lei non è un uomo!» e respinse le sue obiezioni come dimostrazione di viltà.



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