Le colline di fronte by Silvia Ballestra

Le colline di fronte by Silvia Ballestra

autore:Silvia Ballestra [Ballestra, Silvia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2011-09-14T22:00:00+00:00


5

Furti, isole, paesaggi

L’isola di Robinson, acquerello e china su carta, 1984

Esaurito il periodo materico delle Geologie, scatta in Pericoli una sorta di rigetto, di saturazione rispetto alla pastosità “materiosa” di quei suoi quadri.

Ricomincia allora dal segno sulla carta. Gli anni da “marcunitt” – quelli che vanno dal 1974 al 1984 – sono quelli dell’acquerello. È arrivato allo studio di via Tadino già con qualche disegno di quel tipo, lì ha fatto delle mostre, si è aperto un mercato, e quindi intende proseguire per quella strada. Ora il suo lavoro è completamente scisso: da una parte per i giornali, dall’altra per Marconi.

Da artista, ha iniziato una ricerca su come può nascere un linguaggio, come può essere espresso graficamente, raccontato, immaginato. I suoi disegni hanno come vago riferimento il paesaggio, ma si tratta soprattutto di una produzione di segni dai quali nascono altri segni che potrebbero diventare una lingua, un alfabeto. Le fonti a cui attinge sono le rappresentazioni degli antichi alfabeti.

Si mette a studiare i sistemi di segni dei sumeri, degli ittiti. Cerca di capire come si è formato ed è evoluto, graficamente e materialmente, il linguaggio scritto.

Riempie taccuini di piccole miniature ad acquerello sulle quali riflettere e provare i colori. Colori bellissimi, sfumati, lievi e aerei. In quel periodo indaga a fondo il lavoro di Paul Klee anche dal punto di vista teorico. Klee si è sempre sforzato di comprendere cosa sia la creatività, convinto che l’arte non imiti la natura perché la raffigura, ma perché ne riproduce le intime leggi della creazione. Alla base di questa certezza c’è la sua affermazione che “l’arte non è rendere il visibile ma rendere visibile”. Rendere visibili i nessi e i rapporti più intimi rompendo il dato naturalistico, volgendosi a un astrattismo che non è un fine ma un mezzo, esplorando sempre nuove forme e capacità d’espressione che vanno dal semplice segno allo studio dei colori e della luce, alla scomposizione cubista, al grafismo del mosaico, all’ornamentale, con, alla base, una vena ironica e una straordinaria propensione a riappropriarsi del mondo figurativo dell’infanzia da dentro un’immensa sapienza pittorica.

Pericoli in questa fase si concentra sull’idea che da un segno se ne produce un altro, sul gesto che porta a mettere in fila proprio quei segni lì della lingua. Gli interessa molto il lavoro che sta facendo Andrea Zanzotto che, con il suo Filò, tenta di inseguire il movimento che dal suono di una parola porta alla formazione di una poesia. Il Filò, secondo quanto Zanzotto stesso ha raccontato a Pericoli, è un tipo di filastrocca ma senza un senso compiuto, senza un racconto. Sono lunghe sequenze di suoni dialettali che un tempo servivano, anche, a modulare la raccolta del grano o certe operazioni laboriose e ripetitive che le famiglie contadine facevano all’interno delle stalle nell’accudire le bestie. Non seguono necessariamente un senso logico, hanno poca sintassi ma grande musicalità, cadenza, ritmo.

Non sono solo riflessioni sul dialetto, sono la ricerca di quel linguaggio primigenio e infantile che si crea nel balbettio della lingua materna assunta



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.